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Cibo & tendenze:

dall’Asia arriva il mini food

Nuove tendenze si fanno

strada in fatto di cibo. A ri-

levarlo è il sito repubblica.

it che spiega come dall’Asia

si stia apprezzando la moda

del “mini food” (detto an-

che“Tiny Food”).“Colpevoli”

della diffusione, i social me-

dia come Instagram, Pinte-

rest, Facebook e You Tube

dove sono tantissimi i cana-

li – tra cui Mimine Mini, Po-

cket Resort e Miniature Spa-

ce – che presentano video

con la creazione di piccole

prelibatezze ed ottengono

un numero di visualizzazio-

ni inspiegabilmente alto.

Filmati che – ed è questo il

bello – non presentano solo

virtuosismi da guardare con

una punta di divertimento e

scetticismo, ma manicaretti

assolutamente commesti-

bili declinati in tutte le pos-

sibili varianti di un menu

completo: dall’antipasto,

ad un piatto di pasta, carne,

pesce, sushi e anche dolci e

pasticcini.

In Italia al momento – os-

serva

repubblica.it

– nes-

suno sembra essersi ancora

cimentato con il Mini Food,

ma il trend che porta a mi-

niaturizzare il cibo non è del

tutto nuovo e rimanda al più

noto Finger Food, che alme-

no nelle dimensioni ricorda

la tendenza asiatica, ma con

le opportune differenze: “In

entrambi i casi” spiega lo

chef Gianluca Tomasi, diret-

tore dell’Ateneo della Cuci-

na Italiana della Federazio-

ne Italiana Cuochi e autore,

insieme allo chef Marco Val-

letta, del libro‘Chef in punta

di dita’ “si tratta di prepara-

zioni che si possono gustare

preferibilmente in un unico

boccone. Il Finger Food è

però costruito con una lo-

gica ben precisa: gli alimen-

ti possono essere accostati

per analogia o per contrasto

(dolce/più dolce; salato/più

salato; morbido/croccante;

dolce/salato; etc.), ma deve

essere facile da eseguire e

non richiedere tempi di re-

alizzazione eccessivamente

lunghi, come invece accade

per il Mini Food asiatico”.

Vino ed olio richiedono di es-

sere conservati in contenitori

di vetro. A sostenerlo – ripor-

ta l’Ansa – sono due ricerche

realizzate dal Dipartimento

di Scienze e Innovazione tec-

nologica dell’Università del

Piemonte Orientale – Ales-

sandria e dal Dipartimento di

Scienze Agrarie, Alimentari e

Agro-ambientali dell’Univer-

sità di Pisa.

Quest’ultima indagine ha esa-

minato tre tipi di contenitori

(bag inbox da 3 eda 20 litri; te-

tra brik da 0,25 e da 1 litro, bot-

Packaging: olio e vino richiedono

il vetro. Lo dicono le ricerche

tigliedivetroda0,375eda0,75

litri), quattro tipi di vino di di-

versasensibilitàall’ossidazione

(un bianco, un rosé, un rosso

novelloeun rosso strutturato),

quattrotipidichiusure(sughe-

ro, materiale polimerico, a co-

rona, a vite) e varie temperatu-

re di conservazione. Sui rischi

di ossidazione è il bag in box

a presentare i risultati peggiori

per la maggiore permeabilità

all’aria esterna. I contenitori

realizzati in tetra brik hanno

evidenziato una sensibile resi-

stenza alla diffusione dell’ossi-

geno, ma comunque inferiore

a quella offerta dal vetro. Se-

condo quanto emerge invece

dalla ricerca realizzata da Emi-

lioMarengodell’Universitàdel

PiemonteOrientale –Alessan-

dria su diversi campioni di olio

extravergine, l’olio di frantoio

in una bottiglia di vetro scuro

ha più antiossidanti naturali,

minori concentrazioni di ni-

chel, un contenuto maggiore

di sostanze volatili che accen-

tuano gusto e profumo.

QI NEWS

7

FEB. MAR. 2017