Table of Contents Table of Contents
Previous Page  41 / 76 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 41 / 76 Next Page
Page Background

GIU. LUG. 2017

39

che ordina e percentuali altissime

considerano la doggy bag positi-

vamente per non sprecare cibo già

pagato; per contenere gli sprechi

alimentari, la ritengono utile e fa-

cilmente attuabile. Quanto ai risto-

ratori, sulla base delle esperienze

dichiarate, emerge che circa il 60%

si è reso più o meno regolarmente

propenso a preparare la doggy bag.

Nonostante tutto ciò, i clienti mo-

strano alcune remore nel richieder-

la: il 41% prova imbarazzo, mentre

un 24% ritiene arbitrariamente che

i ristoratori non siano attrezzati; da

segnalare inoltre un 15% che di-

chiara di non sapere dove riporre

e conservare gli alimenti, e un 12%

che avanza il cibo perché non lo

ha apprezzato.

Su questo tema la Federazione Ita-

liana Pubblici Esercizi e il Consorzio

Comieco (Consorzio per il Recu-

pero e Riciclo degli Imballaggi a

base Cellulosica) hanno organizzato

nell’ambito di Tuttofood, un talk

show per evidenziare il ruolo stra-

tegico della doggy bag nella lotta

agli sprechi alimentari nel fuorica-

sa e per individuare strumenti per

trasformarla in una abitudine. «La

doggy bag è una pratica virtuosa,

amica dell’ambiente e da richiedere

senza alcuna vergogna - commenta

Lino Enrico Stoppani, Presidente di

Giancarlo Deidda

Fipe. Su questo punto serve un’evo-

luzione reciproca: come Fipe stiamo

avviando un percorso con lo scopo

di mettere in pratica un’operazio-

ne soprattutto culturale, in modo

che portare a casa cibi e bevande

non consumate al ristorante non

sia un imbarazzo per i clienti e un

problema organizzativo per i risto-

ratori. Se la doggy bag diventasse

una pratica consueta, anche grazie

alla nuova legge entrata in vigore

sul tema dello spreco, si potrebbe

contribuire a recuperare una quanti-

tà significativa di derrate alimentari

che, anziché finire nell’immondizia,

potrebbero diventare risorse a di-

sposizione della comunità».

UNA OPPORTUNITÀ IN PIÙ

E in cucina, come viene vista la

pratica di portare via quello che si

è ordinato, ma non consumato? «An-

zitutto ci vorrebbe un cambiamento

di linguaggio – spiega Giancarlo

Deidda, patron dei ristoranti Dal

Corsaro e Dal Corsaro al mare di

Cagliari – Secondo me non si do-

vrebbe parlare di avanzi, un termine

che ha una connotazione negativa,

ma semplicemente di quello che

non si è riusciti a consumare al

momento. Anche “doggy bag” è

un’espressione che non mi piace

molto, perché sminuisce il valore

di quanto si porta via: non sono

certo ossicini da rosicchiare. Meglio

allora chiamarla “Family bag” che

rimanda alla consuetudine familia-

re di conservare quello che resta

in tavola per riutilizzarlo il giorno

dopo, tanto più che sul fondo della

zuppiera o del piatto di portata resta

notoriamente la parte più gustosa».

Questa prassi (che è consolidata in

altri Paesi e che si sta timidamente

affermando anche in Italia) riprende

infatti la buona abitudine che niente