GIU. LUG. 2017
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che ordina e percentuali altissime
considerano la doggy bag positi-
vamente per non sprecare cibo già
pagato; per contenere gli sprechi
alimentari, la ritengono utile e fa-
cilmente attuabile. Quanto ai risto-
ratori, sulla base delle esperienze
dichiarate, emerge che circa il 60%
si è reso più o meno regolarmente
propenso a preparare la doggy bag.
Nonostante tutto ciò, i clienti mo-
strano alcune remore nel richieder-
la: il 41% prova imbarazzo, mentre
un 24% ritiene arbitrariamente che
i ristoratori non siano attrezzati; da
segnalare inoltre un 15% che di-
chiara di non sapere dove riporre
e conservare gli alimenti, e un 12%
che avanza il cibo perché non lo
ha apprezzato.
Su questo tema la Federazione Ita-
liana Pubblici Esercizi e il Consorzio
Comieco (Consorzio per il Recu-
pero e Riciclo degli Imballaggi a
base Cellulosica) hanno organizzato
nell’ambito di Tuttofood, un talk
show per evidenziare il ruolo stra-
tegico della doggy bag nella lotta
agli sprechi alimentari nel fuorica-
sa e per individuare strumenti per
trasformarla in una abitudine. «La
doggy bag è una pratica virtuosa,
amica dell’ambiente e da richiedere
senza alcuna vergogna - commenta
Lino Enrico Stoppani, Presidente di
Giancarlo Deidda
Fipe. Su questo punto serve un’evo-
luzione reciproca: come Fipe stiamo
avviando un percorso con lo scopo
di mettere in pratica un’operazio-
ne soprattutto culturale, in modo
che portare a casa cibi e bevande
non consumate al ristorante non
sia un imbarazzo per i clienti e un
problema organizzativo per i risto-
ratori. Se la doggy bag diventasse
una pratica consueta, anche grazie
alla nuova legge entrata in vigore
sul tema dello spreco, si potrebbe
contribuire a recuperare una quanti-
tà significativa di derrate alimentari
che, anziché finire nell’immondizia,
potrebbero diventare risorse a di-
sposizione della comunità».
UNA OPPORTUNITÀ IN PIÙ
E in cucina, come viene vista la
pratica di portare via quello che si
è ordinato, ma non consumato? «An-
zitutto ci vorrebbe un cambiamento
di linguaggio – spiega Giancarlo
Deidda, patron dei ristoranti Dal
Corsaro e Dal Corsaro al mare di
Cagliari – Secondo me non si do-
vrebbe parlare di avanzi, un termine
che ha una connotazione negativa,
ma semplicemente di quello che
non si è riusciti a consumare al
momento. Anche “doggy bag” è
un’espressione che non mi piace
molto, perché sminuisce il valore
di quanto si porta via: non sono
certo ossicini da rosicchiare. Meglio
allora chiamarla “Family bag” che
rimanda alla consuetudine familia-
re di conservare quello che resta
in tavola per riutilizzarlo il giorno
dopo, tanto più che sul fondo della
zuppiera o del piatto di portata resta
notoriamente la parte più gustosa».
Questa prassi (che è consolidata in
altri Paesi e che si sta timidamente
affermando anche in Italia) riprende
infatti la buona abitudine che niente