GIU. LUG. 2017
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IN CUCINA
DI ELENA CONSONNI
Non
chiamateli
avanzi!
La Legge Gadda ha
regolato una pratica già
parzialmente diffusa nei
ristoranti, agevolando sia
la devoluzione benefica
che la possibilità di
asportare quello che
resta nel piatto
D
allo scorso settembre è
entrata in vigore in Ita-
lia la legge 166/2016
- meglio nota come
Legge Gadda - finalizzata alla ri-
duzione dello spreco e che incen-
tiva e promuove il più possibile la
donazione, la trasformazione, la re-
distribuzione delle eccedenze non
solo alimentari lungo tutta la filiera.
Una legge che mira a contrastare il
fenomeno crescente della povertà
anche attraverso la lotta allo spreco
alimentare, che in Italia ammonta
a circa 16 miliardi di euro all’anno,
che corrisponde all’1% del PIL.
Nella legge è descritto il meccani-
smo della «cessione a titolo gratuito»
delle eccedenze alimentari in favore
di enti pubblici e privati che perse-
guono, senza scopo di lucro, finalità
civiche e solidaristiche. Questi sono
a loro volta obbligati a destinare
gratuitamente le eccedenze rice-
vute, in via prioritaria, a soggetti
indigenti o, in caso di inidoneità
all’uso umano, all’alimentazione
degli animali o al compostaggio.
Gli esercenti del commercio alimen-
tare e la somministrazione di cibi
e bevande possono donare diverse
categorie di alimenti a patto di ga-
rantire, sino al momento effettivo
della cessione, la sicurezza igieni-
co-sanitaria dei prodotti da dona-
re, attraverso l’adozione di prassi
operative corrette. Gli alimenti da
cedere devono essere selezionati
sulla base del rispetto dei requisiti
igienico-sanitari e quelli idonei per
il consumo umano devono essere
mantenuti ben separati da quelli
che non lo sono.
La legge prevede anche delle mi-
sure premianti per i ristoratori che
decidono di adottare questa buona
(anche in senso umanitario) prati-
ca: per gli operatori che effettuano
delle donazioni sono previsti degli
sgravi fiscali, mentre i Comuni sono
invitati ad applicare delle riduzioni
sulla tassa dei rifiuti, dal momento
che devolvendo le eccedenze si ri-
duce il volume di rifiuto conferito.
QUELLO CHE RESTA, SI PORTA
A CASA
Il provvedimento promuove anche
la pratica della doggy bag (così si
chiama il contenitore per ciò che
avanza al ristorante) al fine di ac-
crescere la consapevolezza dei cit-
tadini e incentivare buone pratiche
di consumo.
In una ricerca condotta da Last Mi-
nute Market, emerge che gli italiani
sono molto sensibili al tema dello
spreco nel fuori casa: il 92% dei
clienti complessivamente ritiene
che lo spreco di cibo all’interno
dei ristoranti sia dovuto al fatto che
la gente non mangia tutto quello