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er lungo tempo l’e-

spresso è stata una

specialità tutta italia-

na, mentre da alcu-

ni anni è diventato

patrimonio internazionale,

un po’ come la pizza. Eppu-

re non siamo quasi mai noi

italiani a cogliere i vantaggi

di questa passione mondiale

per l’espresso.

UN PRODOTTO GLOBALE

Sulla limitata capacità di fare

sistema concorda, dal punto

di osservazionedelmondodel

caffè, anche

Maurizio Giuli

,

Marketing & Communication

Director di

Nuova Simonel-

li

nonché Presidente di

UCI-

MAC

(la componente di AS-

SOFOODTECche rappresenta

i costruttori italiani di macchi-

ne per caffè espresso ed at-

trezzature per bar) ed esperto

del settore, che tra l’altro ha

di recente pubblicato per i tipi

di FrancoAngeli, insieme con

Federica Pascucci, un libro sul

tema Il ritorno alla competiti-

vità dell’espresso italiano.

“Chiunque viaggi nel mondo

credo non avrà avuto alcuna

difficoltà a trovare caffetterie

che servivano caffè espresso e

cappuccini – commenta Giuli

–. In altri termini, negli ultimi

25 anni il caffè espresso si è

tradotto da prodotto etnico in

prodotto globale. Le imprese

italiane, grazie alla loro lun-

ga tradizione e cultura, erano

le predestinate ad avvantag-

giarsi di questa evoluzione. E

invece sono rimaste fuori dai

grandi giochi.Mentre il consu-

mo di caffè espresso calava in

Italia, grazie al caffè espresso

sono esplose realtà multina-

zionali come Starbucks, Costa

Coffee o Nespresso”.

Per fortuna il quadro non è

solonegativo, emolte aziende,

sia tra i produttori di macchi-

ne per caffè sia tra i torrefat-

tori, hanno saputo sfruttare

questo boom valorizzando le

loro caratteristiche Made in

Italy. Conclude il Presidente

di UCIMAC: “La Nuova Simo-

nelli, ad esempio, dal 2000 ad

oggi è cresciuta di tre volte

e dal 2009 ad oggi, cioè da

quanto è scoppiata la crisi

economica, ha raddoppiato

il fatturato. Questo grazie a

una grande reattività e soprat-

tutto a un forte impegno in

innovazione”.

IL MADE IN ITALY

“Ideiamo e realizziamo mac-

chine per caffè espresso da

87 anni e quindi possiamo

dire di avere contribuito a

creare un settore che è stato

letteralmente inventatoda noi

italiani – commenta

Giorgio

Rancilio

, Presidente di Ran-

cilio –. Da questo punto di os-

servazione privilegiato, posso

confermare che nell’espresso

l’Italia rimane il riferimento

mondiale per le tendenze.

Sul piano industriale inve-

ce è un asset che possiamo

valorizzare meglio, anche se

bisogna distinguere: sul lato

del consumo le grandi catene

internazionali, con maggiori

possibilità di investimento

nel marketing, sono riuscite

a erodere spazi alle impre-

se italiane; mentre su quello

dei beni strumentali l’Italia

rimane leader incontrastato

nelle macchine tradizionali.

In quelle superautomatiche,

però, i mercati internaziona-

li riconoscono un maggiore

pedigree alle aziende nordeu-

ropee”.

“L’obiettivodell’innovazione –

conclude – è dare al barista

l’opportunità di concentrarsi

esclusivamente sul proprio

core business, senza spre-

care tempo, energie ed in-

gegno nell’apprendere come

interagire con i vari comandi

e pilotare la macchina per il

caffè. Ad esempio, è possibile

variare la temperatura duran-

te il processo o utilizzare tem-

perature diverse con la stessa

miscela sui vari gruppi, per

ottenere una gamma di sfu-

mature che risponde ai gusti

differenziati dei consumatori”.

OSSERVATORIO

Icone italiane da valorizzare:

caffè e gelato

UN MACCHINA DI RANCILIO