caffè
01 Ottobre 2024In occasione di The Coffeprint of Tomorrow, evento di chiusura delle celebrazioni per il suo ventesimo anniversario a cui hanno partecipato il Premio Nobel per la pace Rigoberta Menchú e il fotografo Steve McCurry, la Fondazione Lavazza ha riaffermato il proprio impegno per un futuro prospero della filiera del caffè, costantemente minacciata da crisi climatica, vulnerabilità dei produttori e perdita di aree coltivabili.
«Gli obiettivi prioritari saranno supportare le comunità produttrici attraverso progetti di formazione che le aiutino ad adattare le piantagioni all’impatto del cambiamento climatico, a rispondere alla crescente richiesta di prodotto di qualità e fornire un’ampia gamma di varietà di caffè, favorendo la biodiversità e combattendo la deforestazione» ha detto Giuseppe Lavazza, presidente del Gruppo Lavazza e consigliere della Fondazione. Che aggiunge: «Queste azioni, unite al lavoro svolto finora, ci permetteranno di contribuire a un futuro più equo e sostenibile per l'intera filiera del caffè, garantendo nel contempo la disponibilità di un prodotto di qualità per le generazioni future. Un ruolo di guida strategica e di apripista che nei prossimi anni vogliamo coinvolga sempre più profondamente tutti i nostri brand e le nostre consociate, in ogni geografia in cui siamo presenti come Gruppo».
Una sfida tutt’altro che facile quella che si pone la Fondazione. La filiera del caffè, infatti, è una delle più articolate e frammentate al mondo: il 95% della produzione mondiale proviene da 25 milioni di piccoli produttori, circa 12,5 milioni di aziende agricole a conduzione familiare su terreni di grandezza inferiore ai 5 ettari, dislocate in più di 40 Paesi produttori all’interno della cosiddetta coffee belt, la cintura del caffè compresa tra il Tropico del Cancro e il Tropico del Capricorno (fonte dati: The Coffee Guide, Fourth Edition).
GLI HIGHLIGHTS DI UN'ATTIVITA' VENTENNALE
Dall'anno della sua istituzione, il 2004, la Fondazione Lavazza ha sostenuto oltre 50 progetti e attualmente ne sta supportando e finanziando 30 in 17 Paesi lungo 3 continenti, a beneficio di oltre 94.000 persone. Un viaggio raccontato nel libro “I chicchi che hanno fatto la storia” che celebra il ventennale della Fondazione Lavazza attraverso gli scatti realizzati nel corso degli anni dal fotografo Steve McCurry, accompagnati dai testi del giornalista Mario Calabresi.
A partire dal 2019, anno di firma del Memorandum of Understanding tra i partner, la Fondazione Lavazza partecipa al progetto promosso dallo United Nations Development Programme (UNDP) insieme alle istituzioni ecuadoriane, quali i Ministeri dell’Ambiente, dell’Acqua e della Transizione Ecologica (MAAE) e dell’Agricoltura e dell’Allevamento (MAG). In un triennio, l’iniziativa ha portato l’Ecuador a realizzare la sua prima produzione di caffè di alta qualità certificata “deforestation-free”, proveniente da piantagioni presenti in 23 province confinanti con la foresta amazzonica. Il Governo dell’Ecuador insieme a UNDP, infatti, hanno realizzato il primo protocollo di certificazione nazionale dedicato al monitoraggio delle aree forestali nella produzione di caffè, un protocollo che è oggi considerato tra le best practice a livello globale, posizionando l’Ecuador come Paese pioniere nelle pratiche agricole sostenibili.
La certificazione “Caffè senza deforestazione” garantisce ai consumatori che nessun terreno forestale è stato dissodato o degradato per la coltivazione del caffè. Il certificato viene ottenuto a seguito di un rigoroso monitoraggio e dell'applicazione di immagini satellitari e di una verifica da parte di terzi che confermano l'aderenza della produzione di caffè a rigorosi standard ambientali.
A supporto dell’empowerment femminile, invece, va il progetto “Coffe to be Reborn”, sviluppato con l’Associazione Civile Verdad y Vida, che ha consentito a 180 donne della comunità indigena di etnia Maya Poq’omchi del Guatemala – dopo 36 anni di guerra civile e pulizia etnica che hanno decimato la popolazione e impoverito l’area - di divenire autonome, prima come produttrici poi anche come imprenditrici, attraverso programmi di formazione agricola e imprenditoriale.
Un’altra sfida importante è quella che riguarda il coinvolgimento delle giovani generazioni nella filiera del caffè, sia per contrastare l’abbandono delle campagne in atto nei Paesi produttori sia per sostenere la professionalità dell’intera catena del valore, raggiungendo anche l’ambito delle caffetterie. In Uganda il progetto Ujana Coffee Project, avviato da Fondazione Lavazza insieme alla ONG Sawa World, coinvolge i giovani e le giovani ugandesi che abitano sia nelle aree di produzione del caffè che in zone urbane in contesti vulnerabili consentendo loro di sviluppare delle microimprese intorno al mondo del caffè, o anche di artigianato locale, diversificando e aumentando il loro reddito.
Inoltre, se da un lato la Fondazione continua a sviluppare programmi di formazione sul campo sulle buone pratiche agricole, dall’altro sta diffondendo sempre di più il progetto internazionale A Cup of Learning, un programma di formazione dedicato alle persone giovani, che permette di diventare professionisti del caffè a tutto tondo. Il programma include un percorso dedicato al caffè verde e le varie tecniche di lavorazione, e fornisce gli strumenti migliori per diventare baristi con l’obiettivo di creare concrete opportunità professionali. Nato nel 2017, oggi è presente in 19 Paesi.
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