caffè
03 Ottobre 2024Con 66,3 milioni di sacchi da 60 kg nel 2023, pari al 39% del raccolto a livello planetario, il Brasile si conferma un riferimento e un modello di avanguardia per la produzione e la lavorazione del caffè. A dirlo sono alcuni soci di CSC - Caffè Speciali Certificati, che hanno recentemente effettuato il sopralluogo periodico nelle terre di produzione, riscontrando grande attenzione al mercato, ricerca, sperimentazione e voglia di crescere.
Trend positivo anche sul fronte esportazioni: a luglio, primo mese per il raccolto 2024-2025, il Brasile ha totalizzato 3,774 milioni di sacchi da 60 chili, con un aumento in volume del 25,7% e del 47,9% per gli incassi. Globalmente il raccolto è stato buono, anche se condizionato dalla grande ondata di calore (superiore a 27°C per più giorni) che si è verificata nel mese di maggio che ha causato un rallentamento della fotosintesi da parte delle piante di caffè (un meccanismo automatico di “difesa” delle piante): questo ha comportato la maturazione contemporanea di frutti più piccoli rispetto ai classici raccolti.
«Ci si aspetta una minore disponibilità di crivello 17 e 18, che in genere rappresentava il 35% circa del raccolto, ma questo non ci preoccupa - afferma Graziano Carrara, presidente della Commissione Tecnica CSC e titolare di Carrara Coffee Agencies -: da anni abbiamo verificato come la maggiore dimensione del chicco non influisca sulla qualità del prodotto in tazza; preferiamo investire in una selezione migliore, magari con un crivello 16, ma uniforme (molto importante per il torrefattore) e di qualità molto alta, senza difetti: come sempre badiamo più alla sostanza che alla “facciata” del nostro prodotto».
La ricerca dei produttori brasiliani ora prosegue su più fronti. Si stanno piantando nuove varietà botaniche in grado di fruttificare più rapidamente ovvero dopo due anni invece che i classici 4-5 dalla messa a dimora, e si sperimentano nuovi incroci di varietà arabica che oltre ad avere maggiore produttività e resistenza, hanno la prerogativa di maturare più tardi, permettendo di distribuire meglio nel tempo la raccolta e la lavorazione delle drupe.
C’è poi un obiettivo che più di un addetto ai lavori ha affermato si raggiungerà nel corso di 5-6 anni: diventare il Paese primo produttore al mondo di robusta, considerato che probabilmente il Vietnam vedrà diminuire la produzione a causa della conversione di numerose piantagioni in colture di durian, un frutto decisamente puzzolente, che al gusto offe un mix di dolce, piccante e speziato molto gradito (e ben pagato) nel Sud Est Asiatico.
Il Conillon è la varietà coltivata in Brasile che - come afferma Enrico Romano, titolare di C.B.C., Coffee Brokers Company - «dà una tazza aggressiva e astringente; ricorda i robusta del Vietnam di 25 anni fa, prima che cominciassero a lavorarlo bene e a migliorarne la qualità. Per questo ad oggi è utilizzato perlopiù dall’industria del solubile e del liofilizzato, ma anche in questo caso si stanno sperimentando nuove varietà botaniche al fine di ottenere un miglioramento qualitativo nel giro di qualche anno».
Per CSC le visite ai produttori rappresentano un momento di confronto: «ormai i produttori di caffè sono all’avanguardia da un punto di vista tecnologico e qualitativo - conclude Graziano Carrara -, ma per loro rimaniamo un riferimento importante: chiediamo “the best coffee for espresso” e garantiamo un buon margine, da sempre. Per questo sono molto attenti alle nostre osservazioni e pronti a correggere il tiro».
Resta però da sciogliere il nodo dell'EUDR, il nuovo regolamento dell’Unione Europea contro la deforestazione che entrerà in vigore a gennaio 2025: a uno dei soci CSC, Blaser, la Cooperativa Cooxupé ha inviato un container con caffè provenienti da 52 piantagioni diverse, fornendo per ognuna la documentazione necessaria. Il problema del Vecchio Continente rimane tuttavia come utilizzare e come verificare questa grande mole di dati. I dubbi già espressi sulla nuova normativa da parte di CSC, permangono.
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