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07 Ottobre 2024

Amalfi Coast Cocktail Week, parla Paola Mencarelli

di Giovanni Angelucci


Amalfi Coast Cocktail Week, parla Paola Mencarelli


Soltanto Paola Mencarelli poteva decidere di organizzare una cocktail week in Costiera Amalfitana: la Amalfi Coast Cocktail Week. Dal 23 al 29 settembre uno dei luoghi più belli d’Italia ha accolto la prima sette giorni dedicata alla miscelazione italiana sul mare con nove località protagoniste da Vietri sul Mare a Cetara, passando per Maiori, Minori, Ravello, Amalfi, Furore, Praiano e Positano. “Passando” è il termine più azzeccato perché è stato un vero e proprio appuntamento itinerante.

Sulla terrazza del meraviglioso Hotel Marina Riviera di Amalfi abbiamo intervistato la “Miss Cocktail Week Italiana” per capire com’è andata, qual è lo stato dell’opera dei progetti lungo lo Stivale e le future iniziative.

Qual è stata l’evoluzione dalla prima Cocktail Week che hai organizzato ad oggi? 

«La prima è stata nel 2016 a Firenze, è stata la prima Cocktail Week italiana perché ce n’erano tante in tutto il mondo ma il format mancava da noi. È nato tutto da un gioco, da un’idea proposta da quello che è stato poi il mio socio per alcuni anni e abbiamo iniziato così a cercare di coinvolgere i vari protagonisti. Io non conoscevo il format Cocktail Week, quindi per me era un mondo anche abbastanza nuovo, venendo più dal mondo della ristorazione come interesse e quindi è nato tutto un po' per scherzo e mai avrei pensato che sarebbe diventato un format riconosciuto e addirittura esportabile; pensavo di poter rimanere solo tra le mura di casa, ossia Firenze e in realtà anche la Toscana perché alla terza edizione di abbiamo organizzato anche l’evento regionale. Da lì poi ho continuato per alcuni anni, ci sono stati due anni di Covid e lockdown ma abbiamo continuato a fare, non ci siamo fermati mai e lì secondo me ha preso tanta forza il brand perché comunque è stato l’unico evento di settore in Italia, non ce n’erano altri, per cui c'è stata tantissima attenzione. E poi la consacrazione secondo me è arrivata a Venezia, quando sono stata contattata da Aman che mi ha chiesto di portare il format a Venezia, io ero un po' titubante, ho fatto un primo sopralluogo, ho dormito lì, la mattina mi sono svegliata, ho visto quanta bellezza c’era e mi sono detta che tutta questa bellezza meritava il mio impegno e quindi mi sono trasferita a vivere a Venezia, è stato fondamentale per entrare nel tessuto sociale della città. È partita la prima edizione con grandi difficoltà e poi dal secondo alla terza, devo dire, secondo me farla a Venezia ha dato autorevolezza al format, anche perché in città c'è un grandissimo appoggio da parte del comune e di Vela che è la società organizzatrice di grandi eventi. Quest'anno eravamo nel cartellone dei grandi eventi insieme alla Mostra del Cinema, alla Biennale, a tutti gli eventi importanti di Venezia, quindi è una città che a livello culturale offre opportunità incredibili e spunti interessanti su cui costruire anche appuntamenti o comunque discorsi che non necessariamente rimangono legati alla miscelazione».

Ad un certo punto cosa è successo? Non sei stata più tu a scegliere i luoghi, a fare tutto da sola, ma sono state le destinazioni a cercarti? 

«Mi hanno cercato, esattamente, il cercarmi è partito da Venezia, poi anche a Cortina mi hanno cercata, non avevo mai pensato di andare a Cortina e in Costiera ma mi hanno cercata».

Ma come si organizza una cocktail week, da dove si parte? 

«Innanzitutto la prima cosa fondamentale è il coinvolgimento dei cocktail bar partecipanti e delle risorse umane che ci sono dietro ai cocktail bar, cioè i bartender, perché se non sono loro disponibili fin da subito è complicato costruire il tutto, quindi trovare le figure di riferimento e cercare di coinvolgere il più possibile i vari attori perché dove già in partenza non c'è una comunità tutto questo serve anche a crearla. E infatti così è successo sia a Firenze che a Venezia, tanti bartender magari si conoscono da tutta la vita ma in realtà poi non si parlano, non dialogano, quindi la creazione della comunità è una delle basi di una cocktail week, ovviamente servono le aziende sponsor senza le quali tutto questo non starebbe in piedi. E poi tanta passione, tanta dedizione e tanta voglia di catalizzare l'attenzione anche di un pubblico generico, perché fino a che organizzi gli eventi per la industria è tutto relativamente semplice ma poi la difficoltà è far avvicinare il pubblico generico. La cocktail week non è una fiera, il cliente ideale è quello che ne sa poco, l'appassionato, il neofita, quello interessato che ha voglia di scoprire questo mondo, perché poi si appassiona». 


Oggi di cocktail week ce ne sono praticamente dappertutto, probabilmente troppe. Sono utili? 

«In generale servono tutte, perché è un modo per attivare una destinazione, che sia una città o una serie di località come qui in Costiera; in una destinazione nel momento in cui catalizzi l'attenzione sui bartender, le aziende sponsor sostengono la manifestazione, comunque si crea un circuito e un indotto. Il circuito serve alle aziende per entrare nel mercato della destinazione, per esempio qui in Costiera io non avevo mai avuto così tante adesioni, sono ben 34 le aziende sponsor, sono tantissime, tra cui i grandi marchi. Ho capito poi perché, perché qui è difficilissimo entrare nel mercato e quindi io faccio un po' da ariete, da apripista e poi tutto quello che arriva in seguito è un indotto creato dall'avere aperto una breccia. Quindi hanno tutte il loro valore, però sai, mi hanno chiamato da altre località italiane, piccole destinazioni a cui ho detto che non ha senso frazionare così tanto il progetto. Bisogna tener conto della forza del luogo, del brand, Firenze è un brand, la Toscana ancora di più, Venezia è un brand, Cortina è un brand seppur solo per gli italiani, ma il brand più forte per il turismo mondiale è la Costiera Amalfitana. Quindi in realtà quando mi hanno proposto la Costiera la prima cosa che ho pensato è che il brand fortissimo ci aiuta a comunicare la forza della miscelazione di tutta la regione in realtà. Ecco una cosa da sottolineare è la capacità dei hotel bar della Campania tutta, cioè la professionalità a livello proprio tecnico, sono tutti bravi questi ragazzi, io credo non ci sia una regione come la Campania. Li abbiamo coinvolti per l'opening party fatto al Giardini del Fuenti, è stata la prima tappa perché l'itinerario degli eventi si è snodato da Vietri sul mare, che è la prima località della Costiera, fino a Positano in chiusura la domenica; l’apertura è stata fatta lì perché è una struttura meravigliosa ed è riuscita proprio bene, anzi è servito anche a tante persone del luogo per riscoprire Giardini del Fuenti. Magari tanti ci andavano a ballare da giovani e poi non sono più tornati quindi è stata secondo me anche un po’ la “hotel week” che serve tanto per far scoprire o riscoprire certi luoghi dove le persone del luogo non vanno abitualmente. E questo è successo tantissimo anche a Venezia, l’Aman era uno degli hotel più chiusi agli esterni, se ci pensi c'è un cancello con un campanello, non capisci che è un hotel; è cambiata proprio l'idea della concezione dell'ospitalità, hanno iniziato ad aprire le porte, i veneziani hanno iniziato ad andarci e quindi questo è un valore per me grandissimo. Far conoscere oppure far ritrovare certi luoghi alle persone che magari poi abitualmente non li frequentano». 

Veniamo ad Amalfi adesso, la Amalfi Coast Coast Week è stata forse quella più complicata da organizzare, come è andata? 

«È andata molto bene perché c’è stata una risposta incredibile a livello di attenzione, intanto la risposta da parte delle aziende perché nel momento in cui credono in un format e investono, vuol dire che la manifestazione funziona. Le aziende hanno investito inizialmente per poter partecipare e hanno investito durante perché comunque rimanere qui e organizzare gli eventi nelle strutture è molto dispendioso, quindi ci hanno creduto veramente. La Costiera ha risposto bene intanto perché sono tutti luoghi bellissimi, quindi anche solo la bellezza porta attenzione e poi i cocktail bar, c’è stata una buona disponibilità da parte delle strutture, chi più chi meno hanno compreso cosa effettivamente stavamo portando qui per una settimana. Una seconda Amalfi Coast Cocktail Week non credo ci sarà, ci sono difficoltà logistiche e anche di sostenibilità perché è veramente tanto dispendioso, è inutile negarlo, chiunque arriva qui sa che in qualche modo anche solo per parcheggiare la macchina, prendere un taxi, è tutto estremamente complesso e costoso ma sono felice se il lavoro fatto potrà servire per l’attivazione di singole strutture, o anche microeventi, l’importante credo sia capire che manifestazioni come questa servono per aprire un sentiero, un sguardo». 


E invece come è possibile che tra tutte le cocktail week che esistono, non esista la Milano cocktail week? 

«Penso che Milano non ne abbia bisogno perché è una cocktail week continua, a cosa servirebbe? Perché serve per far prendere consapevolezza al barman che sta facendo questa professione, serve per dargli lo slancio alla creatività, a pensare dei cocktail appositamente per una manifestazione, serve a creare comunità, serve a creare un indotto, ma dove tutto questo c'è già, dove ci sono già dei professionisti che ormai da tanti anni lavorano bene, hanno la loro creatività, fanno delle bellissime cocktail list, organizzano eventi di continuo, a cosa serve? Inoltre dove il movimento non era ancora nato, vedi Venezia o qui in Costiera, i singoli bartender sono più plasmabili, ma dove ci sono dei professionisti ormai affermati, la gestione sarebbe molto complicata. Magari è più semplice perché non gli devi spiegare nulla, perché sono cose che già fanno normalmente, però poi probabilmente potrebbe essere uno scontro tra titani più che la creazione di una comunità. Credo che la forza delle cocktail week che organizzo io, in primis quella di Firenze, è farla in destinazioni in cui puoi dare un'anima, in cui realmente ci si incontra. Quando nel 2016 sono andata alla London Cocktail Week per farmi un’idea, l'ho guardata e ho detto bene, se la faccio in Italia sarà completamente diversa, perchè quella di Londra è più dispersiva e caotica, anche per le dimensione della stessa metropoli». 


E dunque la prossima cocktail week by Paola Mencarelli dove sarà? 

«Non si può ancora dire nulla, ci stiamo lavorando, con molta probabilità al sud in uno dei luoghi più affascinanti d’Italia». 


Ça va sans dire...

TAG: PAOLA MENCARELLI,AMALFI COCKTAIL WEEK

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