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12 Giugno 2014Mondiali: poche ore ancora e poi ecco il tanto atteso fischio di inizio. E quando ci sintonizzeremo per seguire le performances degli azzurri in Brasile, saranno Caressa e Bergomi, con la loro telecronaca, a farci vivere l’evento. E a farci sognare.
LA PAROLA A CARESSA
47 anni, romano, Fabio Caressa è il commentatore di punta di Sky, e dal luglio 2013 è anche condirettore di Sky Sport. Ormai storiche alcune sue frasi, come “Andiamo a Berlino” e “Abbracciamoci forte, e vogliamoci tanto bene”, con cui ha accompagnato i trionfi azzurri nel 2006. Ai Mondiali brasiliani commenterà le partite dell’Italia insieme a Beppe Bergomi.
In un’epoca in cui il calcio delle nazionali perde importanza rispetto alle competizioni per club, il Mondiale conserva ancora un fascino speciale. Perché?
I Mondiali sono molto innovativi da un punto di vista tattico. Spesso ai Mondiali si vedono soluzioni che poi vengono adottate dai grandi club. In Brasile si giocherà un calcio molto simile a quello della Champions: quasi tutti adottano la difesa a quattro. Ma il Mondiale ha tre caratteristiche che lo rendono molto più imprevedibile: si giocano molte partite in poco tempo, si fanno lunghi viaggi, si affrontano temperature molto alte.
Che Mondiale vedremo su Sky?
Questo è il Mondiale dei Mondiali, il Mondiale più bello di tutti i tempi, perché è in Brasile. A Sky siamo molto tecnici: chiacchieriamo anche, ma solo se le chiacchiere sono suffragate dai fatti. Puntiamo sulla tecnologia: presenteremo degli strumenti innovativi e sorprendenti per le analisi tattiche. Fra l’altro faremo entrare i nostri esperti in campo insieme ai giocatori. Poi gli approfondimenti di Federico Buffa costituiranno la parte più teatrale-artistica della nostra offerta.
Quale sarà il palinsesto tipo di una giornata dei Mondiali?
Dalla mattina al primo pomeriggio ci sarà la programmazione di Sky Sport 24, poi partirà quella del canale dedicato al Mondiale. “Campo aperto”, condotto da Sandro Sabatini, verrà spostato dalle 19 alle 15, mentre “È sempre calciomercato” con Alessandro Bonan trasmetterà direttamente dal Brasile, parlando come di consueto di mercato ma anche di costume.
Come nascono le “frasi storiche” che pronunci nei momenti clou?
Preparo in anticipo alcuni concetti, ma poi resta una parte di improvvisazione secondo l’estro del momento. In quelle situazioni bisogna cercare di rimanere lucidi ma senza imbrigliare l’emotività.
C’è una partita che sogni di commentare? E fra quelle già in programma ce n’è una che ti stuzzica particolarmente?
Italia-Inghilterra sarà bellissima. Poi sogno un Italia-Brasile, possibilmente in semifinale o in finale.
Ti vuoi sbilanciare in qualche pronostico? Come vedi l’Italia?
Nell’Argentina Messi è chiamato a dimostrare se è davvero il più forte del mondo. La Germania è sempre ad alti livelli. Sono curioso di vedere la Spagna, che mi sembra un po’ in calo.
La possibile rivelazione è il Belgio, fortissimo tecnicamente anche se poco esperto. Un fattore importante è la presenza in squadra di molti calciatori che hanno già giocato un Mondiale. Per l’Italia mi auguro un piazzamento fra le prime quattro.
LA PAROLA A BERGOMI
Milanese, cinquant’anni, Giuseppe Bergomi (per tutti “Lo Zio”) può vantarsi di aver vinto un Mondiale sia da calciatore che da commentatore. Dal 1982 - quando appena diciottenne trionfò con gli altri eroi del Mundial al Bernabeu - a oggi, ha guardato i Mondiali da spettatore solo due volte (1994 e 2002). Con Fabio Caressa costituisce una coppia di telecronisti rodata e celebre.
Bergomi, come affronterà il suo sesto Mondiale?
Con grande entusiasmo: l’anno scorso in Confederations Cup dopo tanto tempo ho provato emozioni forti, grazie alla passione dei brasiliani. Quando hanno suonato l’inno, sono rimasto colpito dall’intensità con cui il pubblico e i giocatori l’hanno cantato, tanto che ho lasciato tutto e mi sono messo a filmare con l’iPad. Naturalmente tifo per l’Italia, ma non ho difficoltà a dire che se per caso gli azzurri non dovessero arrivare fino in fondo, spererò nella vittoria del Brasile.
Le emozioni dei Mondiali giocati sono sempre vive?
Di tutti i Mondiali porto un ricordo indelebile, naturalmente di quello di Spagna più che di tutti gli altri. Ogni quattro anni, grazie anche alle interviste e alle trasmissioni in cui mi coinvolgono, le emozioni ritornano ancora più forti. Puoi indossare la maglia di qualsiasi club, ma le sensazioni provate in Nazionale sono di un’altra categoria.
I calciatori di oggi sono attaccati alla Nazionale come quelli della sua generazione?
Forse lo sono un po’ meno, soprattutto quando si tratta di giocare amichevoli poco stimolanti. Ma poi ai mondiali ci vogliono andare tutti: le motivazioni di un calciatore ai Mondiali sono più alte che in qualsiasi altra competizione. Quando giocavo io, entrare nel giro della Nazionale era più complesso, e di conseguenza il gruppo era molto compatto e solido. Ma devo dire che Prandelli è stato bravo a creare un forte spirito di appartenenza, nonostante l’alto turnover.
Anche per un commentatore, un Mondiale non dev’essere una passeggiata...
È vero. Forse chi è a casa non si rende conto di quanto sia faticoso anche per noi: i viaggi continui, gli spostamenti difficoltosi, gli alberghi non sempre all’altezza... Il Sudafrica da questo punto di vista è stato molto pesante, ma anche la Confederations Cup dell’anno scorso in Brasile ci ha svelato un Paese con delle problematiche importanti.
Come prepara le partite?
La preparazione inizia prima di partire, in particolare sulle squadre minori, di cui si sa di meno. Poi, quando si è lì, è molto importante il confronto coi colleghi, sia italiani che stranieri. Se per esempio incontro Stromberg, o Zamorano, scambio due chiacchiere con loro ed è facile che mi diano qualche dritta su calciatori poco conosciuti in Italia.
Pronostici?
Brasile, Germania e Spagna hanno qualcosa in più delle altre. L’Italia è un passo indietro ma dagli ottavi in poi ci temono tutti. Lo stesso discorso varrà per la Russia di Capello. Fra le outsider, si parla molto bene del Belgio, ma occhio anche alla Colombia (soprattutto se recupererà Falcao), all’Uruguay e a qualche africana. I destini dell’Argentina sono molto legati al rendimento di Messi, ma il suo sistema difensivo non mi convince
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