09 Settembre 2014
Marco Palazzi, amministratore delegato della discoteca Cocoricò, in una nota postata sulla pagina di Facebook, minaccia di andarsene dall'Italia, trascinandosi dietro il marchio della celebre discoteca di Riccione.
"Più di 25 anni fa mio padre ha costruito la discoteca Cocoricò in un terreno sulle colline di Riccione", spiega Palazzi. "Al posto del soffitto una piramide di vetro che ne diventerà il simbolo in tutto il mondo. A fine degli anni '90 mio padre fece diventare il Cocoricò la discoteca n.7 al mondo, espressione ed orgoglio della riviera romagnola riconosciuta ovunque per la sua ospitalità oltre che per i magnifici luoghi di questa terra magica. La mia famiglia vive a Riccione ed investe nel territorio da più di 100 anni. Quando nel 2001 dopo una lunga malattia mio padre ci ha lasciati, ho rilevato l’azienda di famiglia e sin da subito ho avuto un sogno:riportarla li, solo dove mio padre era riuscito, tra le prime discoteche al mondo".
Prosegue Palazzi: "Quando ho conosciuto Fabrizio de Meis gli ho proposto di diventare mio socio, era un manager italiano tra i più importanti all’estero con esperienze in America, Spagna, Germania, Grecia, Svizzera. Lui ha investito personalmente sul nostro territorio in quella che reputa la più importante impresa della sua vita da imprenditore. Insieme abbiamo lavorato per portare il Cocoricò nel mondo negli anni 2000,gli anni di internet, della tecnologia. Insieme abbiamo coronato qualche anno dopo il sogno mio e della mia famiglia: il Cocoricò 18esima discoteca nel mondo. Tuttavia oggi mi trovo a lanciare un grido d’allarme e disperazione: o cambiano le leggi o sarò costretto a mettere le ruote al Cocoricò, smontare la Piramide e portarla via dall’Italia. Si sta chiudendo una stagione drammatica che ha colpito duramente il nostro settore e che non ha certamente risparmiato le nostre attività. Garantire gli standard qualitativi e i livelli occupazionali è stata un'impresa a dir poco complessa. Ma abbiamo resistito. Ora i numerosi episodi sanzionatori che si sono succeduti soprattutto in questi ultimi tempi ci fanno intendere che esiste un problema. E qui ci tengo a chiarire una cosa: non è mai esistito un problema con le forze dell’ordine, Prefettura, Polizia, Carabinieri, ecc.. o con l’Amministrazione comunale. Forze dell’ordine verso le quali - e voglio sottolinearlo- nutriamo assoluto rispetto. Come uomini, come cittadini responsabili e poi come imprenditori abbiamo sempre collaborato con loro per debellare ogni forma di criminalità: non possiamo certo ritenere ingiusto che le Forze dell’Ordine applichino le leggi dello Stato ed ogni forma di ricorso non va vista come una mancanza di rispetto nelle istituzioni ma un disperato tentativo di tutelare la sopravvivenza della nostra azienda di fronte a leggi secondo noi inadeguate . Oggi abbiamo subito l’ennesima sanzione come da regio decreto del 1934, una legge di 80 anni fa. Francamente in queste condizioni operare è diventato difficile se non impossibile, la programmazione artistica e gli investimenti sono un rischio permanente, sono anni che riceviamo proposte da Ibiza e da altri Paesi e le abbiamo sempre rifiutate. Amo la mia terra, amiamo il nostro Paese ma così per noi è diventato impossibile lavorare e se le cose non cambieranno saremo costretti ad emigrare all’estero. Rivolgo un appello alle istituzioni, soprattutto a chi ha la responsabilità delle leggi di questo Paese e, in primis, al premier Matteo Renzi: o le leggi di questo Paese cambiano verso o il Cocoricò cambia Paese".
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A cura di Matteo Cioffi
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