pubblici esercizi
09 Luglio 2018In una circolare del 14 marzo il Direttore Generale FIPE Roberto Calugi ha confermato anche per il 2018 le giornate di formazione di FIPE business school ribadendo la collaborazione con Partesa (Gruppo Heineken) per corsi specialistici Ho.re.ca.
Negli ultimi anni le accademie aziendali mirano al riconoscimento istituzionale dei propri standard di formazione. Quale il valore di questo tipo di didattica rispetto a quella tradizionale?
Un fenomeno sicuramente nuovo che va accolto in maniera costruttiva. Il fatto che FIPE o altri istituti si occupino di formazione nel settore da anni non significa che il contributo del mondo delle imprese industriali non possa essere di stimolo. Anzi la formazione offerta dalle aziende rappresenta un asset anche per la valorizzazione del brand, non quindi un onere, ma un’espressione dell’eccellenza della competenza aziendale per comunicare all’esterno il proprio posizionamento. Facciamo attenzione però che chi offre formazione aziendale lo faccia secondo precisi requisiti e con la giusta serietà verso chi richiede specializzazione.
Infatti non sono pochi quelli che sostengono che questo tipo di formazione abbia in realtà finalità prettamente commerciali…
È evidente che l’azienda cerchi di creare un collegamento tra il “formato” e i prodotti che mette in commercio. Ci sta! L’importante è che l’insegnamento offerto abbia lo stesso rigore scientifico e autorizzativo delle scuole professionali che già oggi operano.
E allora qual è la differenza tra i due tipi di insegnamento?
Negli Istituti tradizionali si cerca di avere un atteggiamento più neutro verso il prodotto.
Quale l’atteggiamento di Fipe verso l’insegnamento?
La nostra proposta si rivolge a dipendenti e imprenditori e poi ai rappresentanti degli enti. La formazione per quanto ci riguarda è utile a rendere consapevoli sulle difficoltà e delle sfide che chi opera nel settore deve affrontare. La digitalizzazione e la amministrazione del personale sono i due temi più caldi in merito allo sviluppo e alla sopravvivenza delle attività.
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A cura di Matteo Cioffi
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