caffè
29 Gennaio 2019Quello tra caffè - inteso come pubblico esercizio - e teatro musicale è un legame che si perpetua ormai da secoli. Non è un caso se vicino a ogni grande teatro troviamo un grande caffè: a Milano ad esempio, tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, furono inaugurati nei pressi della Scala ben otto caffè (Caffè Cova, Caffè degli artisti diventato poi Caffè dell’Orto, Caffè Cambiasi diventato Caffè della Scala, Caffè dell’Accademia, Caffè Martini – frequentato dal compositore Giuseppe Verdi e dal librettista Francesco Maria Piave –, Caffè delle Sirene diventato poi Caffè dei Virtuosi, Caffè del Casino e Caffè dell’Alba). Senza contare chè il caffè è stato luogo prediletto, o addirittura di lavoro, per molti illustri compositori: Ruggero Leoncavallo visse a Parigi guadagnandosi da vivere come accompagnatore al pianoforte in caffè, contrattualizzato, ad esempio, dal celebre caffè Eldorado in Boulevard de Strasbourg. E Gioacchino Rossi, a Napoli, passò intere giornate seduto ai tavolini dei caffè di via Toledo, gustando le bontà della cucina partenopea: in particolare, racconta Dumas, amava bere uno speciale caffè con l’aggiunta di cioccolata (questo caffè poi prenderà il nome di Barbajata in onore dell’impresario teatrale Domenico Barbaja). Del resto, la celebre Bohème di Giacomo Puccini cita diverse volte il caffè: i protagonisti, infatti, si ritrovano al caffè Momus.
Giuseppe Verdi invece amava dire che «il caffè è il balsamo del cuore e dello spirito». Altra curiosità: Johann Sebastian Bach compose la cantata profana del caffè BWV 211 (Kaffeekantate) Schweigt stille, plaudert nicht (in italiano “Fate silenzio, non chiacchierate”). Nella cantata un padre rimprovera la figlia a causa del suo terribile vizio di bere caffè, ammonendola che se non smetterà di berlo, non le permetterà di sposarsi. La fanciulla ubbidisce all'ordine paterno e si sposa. Ma nel contratto di matrimonio pone la clausola che, dopo essersi sposata, potrà bere tutto il caffè che vuole. Nella cantata Bach mette in musica queste parole: «Ah! Come è dolce il sapore del caffè! Più dolce di mille baci, più dolce di un vino moscato».
E ai giorni nostri, dedicato (anche) agli amanti di caffè e teatro musicale è il Dizionario dell’opera curato da Piero Gelli e aggiornato da Filippo Poletti: giunto alla terza edizione, a dieci anni dalla precedente, questo vademecum si arricchisce di 100 nuove e riviste schede che spaziano dal repertorio tradizionale a quello contemporaneo, fino al musical: all’interno si trovano, oltre alle biografie, opere scritte da Antonio Vivaldi, Giovanni Paisiello, Ruggero Leoncavallo e Ottorino Respighi, così come da autori viventi come Thomas Adès, Georges Aperghis, Harrison Birtwistle, Peter Eötvös, Georg Friedrich Haas e Dmitri Kourliandski, ma anche dagli italiani Giorgio Battistelli, Luca Francesconi, Stefano Gervasoni, Salvatore Sciarrino e Alessandro Solbiati.
Nato nel 1996 grazie a Piero Gelli ed edito da Baldini & Castoldi, in questa nuova edizione il Dizionario dell’opera raccoglie oltre 1.100 schede scritte da 62 critici e musicologi italiani di chiara fama. A contraddistinguere il volume è la presenza dell’indice dei compositori e delle opere così come l’indice delle arie e degli autori dei libretti. Un indice, quello delle arie, che alla fine degli anni Novanta costituì per l’Italia e anche per l’estero una novità assoluta. Ecco, ad esempio, citata l’aria di Odabella “Oh! nel fuggente nuvolo”, presente nell’Attila di Verdi, il dramma lirico in un prologo e tre atti rappresentato per la prima volta il 17 marzo 1846 alla Fenice di Venezia e che a Sant’Ambrogio ha aperto la stagione scaligera milanese.
[caption id="attachment_155666" align="alignright" width="300"] Filippo Poletti[/caption]
«Con la terza nuova edizione – nota Filippo Poletti, curatore di quest’ultimo aggiornamento, oltre che dell’edizione del 2008 – abbiamo dato spazio alle riscoperte e alle nuove opere, così come ad alcuni celebri titoli di musical da Evita al Fantasma dell’opera composti dall’inglese Andrew Lloyd Webber». Accanto a titoli di repertorio come l’Arsilda regina di Ponto di Antonio Vivaldi, la Grotta di Trofonio di Giovanni Paisiello, gli Zingari di Leoncavallo e Semirâma di Ottorino Respighi, in 1.785 pagine il volume presenta i lavori dell’avanguardia musicale italiana ed estera: «Abbiamo inserito diverse prime assolute di opere, selezionando alcuni degli autori che hanno avuto più esecuzioni nei teatri d’Europa e del resto del mondo», nota Poletti. In questo contesto si inserisce la presenza di due titoli di culto del musical come Evita e il Fantasma dell’opera: «Nell’anno del centenario della nascita di Leonard Bernstein, autore dell’indimenticabile West Side Story, non poteva mancare un ulteriore affondo nel musical che, dal punto di vista musicale e drammaturgico, non è affatto inferiore ai più rinomati titoli operistici», conclude Poletti.
Tra le nuove opere presentate nel Dizionario dell’opera anche Il re nudo di Luca Lombardi, andato in scena al teatro dell’opera di Roma il 20 marzo 2009 con la presenza di Elio, storica voce delle Storie Tese e conduttore della seconda edizione del talent Amadeus Factor.
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A cura di Matteo Cioffi
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