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09 Maggio 2024Che cosa spinge un imprenditore della ristorazione cinese in Italia a puntare sul whisky? "Da un lato la passione personale per questo spirit, dall’altro una sorsata aggiuntiva di autorevolezza e buona reputazione al locale: perché si parla di uno spirit sinonimo di prestigio". Queste le testuali parole utilizzate da Zhang Le intervistato da Mixerplanet. Il proprietario di Bon Wei, fine dining milanese a base di cucina regionale cinese, dichiarato whisky lover (oltre che sommelier Fisar), parte del presupposto che l’assaggio finale sia una parte integrante di un progetto ristorativo di successo e un atout per innalzare il livello dell’offerta.
L’amore per il distillato di malto per Le non ha quindi prezzo e confini. La sua ricerca di qualcosa di speciale l’ha portato nel 2016 ad attraversare la Manica e atterrare nello Yorkshire per esplorare e scegliere alcune distillerie britanniche. Siamo nel nord dell’Inghilterra, pioggia e vento caratterizzano mediamente le giornate, confezionando quel clima ideale per ottenere un whisky di qualità.
Dopo assaggi e degustazione, il titolare di Bon Wei ha deciso di comprare la sua prima botte di whisky single malt. Ha poi atteso che gli anni passassero, prima di recuperare il liquido maturato e invecchiato, per poi imbottigliarlo come Filey Bay - Yorkshire Single Malt Whisky - Single cask “Bon Wei Selection”.
Bottiglia dunque personalizzata che, a novembre del 2022, è entrata nel menu del ristorante cinese di Via Castelvetro. In tutto sono state prodotte 305 bottiglie, andate oggi sold out. Il primo esperimento del whisky tasting a fine pasto ha quindi funzionato, spingendo il patron del ristorante ad acquisire altre botti, tra le quali l’ultima a livello cronologico (novembre 2023) della distilleria scozzese Caol Ila, contenente scotch invecchiato 12 anni in cask ex bourbon per un totale di 234 bottiglie. Questa new entry si è aggiunta alle altre quattro referenze già presenti: oltre al già citato single malt Filey Bay, un Bourbon (234 bottiglie), un Madeira (302) e un Oleroso (297). Per ogni singola botte, Le ha speso una cifra variabile di 40/50 mila sterline.
La degustazione presso il ristorante, dal canto suo, comporta un costo per il cliente tra i 18 e i 25 euro per singolo bicchierino, portato al tavolo accompagnato da un assaggio di scaglie di selezionato cioccolato fondente al 70%. Le bottiglie possono essere vendute, rispettivamente a un prezzo di 250 euro (Oloroso e Madeira), 300 euro (Bourbon), 350 euro (Filey Bay), mentre il Caol Ila ha un costo di 180 euro.
«L’acquisto che ho sostenuto per queste botti comporta uno sforzo economico importante, ma lo ritengo necessario per conferire un tocco di prestigio in più al mio locale – ha spiegato il ristoratore –. Lo scorso anno ho registrato assaggi per un totale di 200 bottiglie aperte e consumate, quest’anno mi piacerebbe arrivare a 300, considerando che i whisky sono saliti a cinque.
La clientela ha accolto con grande curiosità la proposta di chiudere pranzo o cena con questa degustazione, attratta soprattutto dall’effetto novità. In Italia l’associazione tra whisky e cucina di alto livello non è ancora molto diffusa, a differenza di quanto sta succedendo in Cina dove da alcuni anni questa abitudine si è andata consolidando».
Cinesi dunque grossi estimatori di whisky, soprattutto scozzese che, tanto per intenderci, negli ultimi cinque anni ha incrementato del 165% i suoi ricavi nel Paese asiatico, come sostenuto dalla Scotch Whisky Association (Swa). Proprio questo fenomeno ha stuzzicato il titolare del ristorante milanese a porre le basi per un futuro progetto che si annuncia molto ambizioso: «Entro i prossimi tre anni sto pianificando di aprire a Shangai un whisky bar con annessa cucina dove preparare ricette italiane – ha svelato Le al nostro sito –. Il locale avrebbe un format che prevede anche un banco per una miscelazione di alta qualità, ovviamente improntata sul whisky».
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A cura di Matteo Cioffi
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