bevande

14 Gennaio 2014

Accise sugli alcolici: continua la corsa agli aumenti

di Carmela Ignaccolo


Accise sugli alcolici: continua la corsa agli aumenti

È fatta. Ormai è scritto nero su bianco. Il Parlamento, infatti, approvando i due decreti legge in materia di Beni culturali e Istruzione, ha dato via libera - come copertura economica - all’aumento delle accise sulle bevande alcoliche.

Attenzione, però, non si parla di accise sull’alcol, ma su birra, liquori e distillati. Cosa vuol dire questo? Semplicemente che se prima si pagavano 28,2 euro di accise medie per ettolitro di birra, dopo il 10 ottobre si è arrivati a 31,9 euro e  a 32,4 euro dal 1° gennaio 2014. Ma si continuerà a salire per arrivare addirittura a 35,9 euro per ettolitro dal 1° ottobre 2015 quando le accise saranno a regime completo. Calcoli scoraggianti anche per i distillati, se si pensa che per un litro anidro di distillato a 40% dopo il 10 ottobre l’accisa non solo è salita a 9,0551 euro, ma arriverà a 10,6321 (istruzione 10,1921 + salva Pompei 0,44) dal primo gennaio 2015 (Fonte AssoDistil).

[caption id="attachment_17772" align="aligncenter" width="256"] Elaborazione AssoBirra[/caption]

La storia infinita

Ricorrere alle accise non è una novità nel nostro paese. È un modo alternativo, diciamo, per raschiare il fondo del barile. L’esempio più tristemente eclatante è quello del carburante su cui gravano ancora accise a dir poco anacronistiche come quella sulla Guerra in Abissinia del 1935 (1,90 lire) o quella sulla crisi di Suez del 1956 (14 lire) che continuano a far lievitare i costi di rifornimento.

Ma anche sugli alcolici c’è poco da scherzare: basti pensare che negli ultimi 10 anni le accise sulla birra sono aumentate varie volte e grazie ai recenti provvedimenti raddoppieranno, attestando a +126%. Così, se nel 2006 il prezzo medio di fabbrica di un litro di birra Lager era pari a 1,10 euro (valori attualizzati al 2013) oggi siamo arrivati a 1,40. Un aumento significativo, determinato dal fatto che la birra essendo economica ha margini contenuti e quindi - qualsiasi aumento dell’incidenza fiscale - ha inevitabili ripercussioni sul prezzo finale e quindi sul portafoglio dei consumatori.

[caption id="attachment_17773" align="aligncenter" width="403"] Stime AssoBirra[/caption]

Pizza amara

La strategia sottesa all’aumento delle accise sarebbe quella di aumentare la liquidità. Pare infatti che il gettito previsto dal Governo (con i nuovi aumenti a regime) sia di circa 170 milioni di euro all’anno.

Peccato - però - che iniziative fiscali di questo tipo finiscano con il sortire effetto opposto. Anche un profano, infatti, avverte subito il rischio che in una situazione economica già precaria un aumento delle accise e quindi dei costi del prodotto possa innescare un’ulteriore contrazione dei consumi. Ma cerchiamo di capirci con un esempio concreto, partendo dal classico binomio pizza-birra, per cui gli italiani in pizzeria spendono dai 15 ai 20 euro.

Di questi, ad oggi, dai 2 ai 3 euro (di cui il 75% è appannaggio esclusivo della birra) vanno in tasse. E quando entreranno in vigore tutti gli aumenti previsti la situazione peggiorerà ancora. È facile ipotizzare che non tutti potranno sobbarcarsi un ulteriore aumento e che quindi molti dovranno rinunciare in toto alla spesa.

[caption id="attachment_17774" align="aligncenter" width="421"] Elaborazione AssoBirra[/caption]

A questo proposito esistono già alcune stime: è stato infatti calcolato che i nuovi aumenti si tradurranno in una riduzione di circa il 5-6% dei consumi di birra, che andranno a sommarsi al calo del 3% registrato nei primi sei mesi 2013. E tutto questo porterà a una diminuzione dell’1,2% del gettito delle accise. Per non parlare dell’effetto a catena che si innescherà: con la riduzione dei consumi, infatti, diminuirà anche l’introito che si attende dall’IVA e da tutte le tasse pagate da bar, pizzerie e ristoranti. Una vera beffa, un boomerang per i sostenitori di questa nuova fiscalità. Specie se si pensa che ogni anno il settore birrario italiano da solo porta complessivamente alle casse dello Stato circa 4 miliardi di euro (tra accise, IVA, tasse, contributi sociali, ecc.) derivanti dalla produzione e commercializzazione di birra…

La accise in Europa

In Europa le accise sulle bevande alcoliche non sono uniformi: cambiano le aliquote e le bevande gravate da questa imposta.
In breve: tutti i Paesi europei applicano un’accisa sulla birra, mentre sul vino la situazione è più articolata: 12 Paesi su 27, compresa la Francia, la applicano; negli altri 15, fra cui l’Italia, l’accisa è pari a zero.
Differenze sensibili esistono sul valore dell’accisa applicata sulla birra: l’Italia si colloca nella fascia alta della graduatoria con accise che sono il triplo di quelle di Germania e Spagna.

Chi teme le accise

In effetti fanno paura a tutti: agli oltre 500 produttori di birra italiani (tra grandi marchi e microbirrifici artigianali) che taglieranno gli investimenti, agli oltre 200.000 pubblici esercizi, ai 35 milioni di consumatori, agli agricoltori, ma anche allo Stato, le cui entrate fiscali rischiano di contrarsi.

Uno sconvolgimento per tutta la filiera, insomma, che Alberto Frausin, presidente di AssoBirra ha così commentato: «Nell’attuale contesto di contrazione dei consumi di birra, questo, per noi incomprensibile, rilevantissimo aumento mette a repentaglio le 150.000 famiglie che lavorano nel nostro settore e nell’ampio indotto a monte e a valle, senza procurare all’erario le attese risorse». Scoraggiata pure l’affermazione di Antonio Emaldi, presidente di AssoDistil, l’associazione degli industriali distillatori: «L’aumento delle accise?

Un ottimo sistema per distruggere l’industria della distillazione e far scomparire grappe, amari e altri prodotti della tradizione italiana dalle nostre tavole».

La campagna di Assobirra contro le accise

Salva la tua Birra” è lo slogan della campagna lanciata da AssoBirra per contrastare l’aumento delle accise sulla birra Una campagna simile a quelle lanciate in Gran Bretagna e in Olanda per salvare la classica “pinta” da analoghi aumenti. Un’ iniziativa che avrà un duplice obiettivo: informare cittadini e consumatori su cosa sia davvero l’accisa e su quali conseguenze genererebbe un nuovo aumento in termini di consumi e di occupazione, e  “chiamare all’azione” gli oltre 35 milioni di consumatori, per agire insieme contro una tassa ingiusta, inefficace e dannosa che in primis andrebbe a colpire proprio loro. Anche perché la birra è l’unica bevanda gassata a bassa gradazione a pagare l’accisa.
Per riuscire in questo compito AssoBirra lancia una petizione sottoscrivibile online sul sito www.salvalatuabirra.it e sulla piattaforma social change.org da presentare a Governo e Parlamento, e si appresta ad aprire una pagina Facebook dedicata e un profilo twitter, oltre all’hashtag #salvalatuabirra, per informare gli italiani sulle reali conseguenza di questa decisione del Governo.

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TAG: CAFFè DIEMME

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