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22 Ottobre 2021Sui social si parla sempre più di food e vino. In particolare - lo sottolinea una survey di Buzzoole, martech company specializzata in tecnologie e servizi per l’Influencer Marketing - nell’ultimo anno c’è stato un incremento del +57,4% dei post a tema food (e del +29,10% a tema vino), raggiungendo un totale di 1,59 milioni di contenuti.
L’analisi si basa su un database di oltre 2 milioni di profili e 250 milioni di contenuti monitorati a livello globale dalla piattaforma Buzzoole Discovery su cinque canali social differenti (Instagram, Facebook, Youtube, Twitter e TikTok) nell’arco temporale del 2020. In questi ultimi anni il settore del food ha lanciato nuovi trend, a volte anche bizzarri, e nuove celebrities, allargando sempre di più la propria platea di follower, tanto che addirittura il 54% degli italiani segue i food influencer perché danno consigli culinari.
In particolare, i food influencer hanno un’audience per il 66,70% femminile e principalmente giovane, con un’età compresa tra i 18 e i 34 anni (56,53%). Il canale maggiormente utilizzato per condividere contenuti è Instagram con il 75,64%, seguito da Facebook e Twitter; TikTok invece si trova in coda ma sempre più in crescita tanto da aver toccato gli 11.800 post solo nell’ultimo anno.
In aggiunta, hanno spopolato i video di ricette “step by step” da poter replicare in casa. Anche la sostenibilità è un tema molto sentito (molti i consigli per evitare sprechi in cucina e le ricette sfiziose per riutilizzare in modo creativo gli scarti alimentari), oltre al fatto che sono diventati sempre più diffusi contenuti a tema intolleranze e allergie alimentari, con consigli e ricette fantasiose condivise spesso da professionisti del settore. Infine, principalmente su TikTok e YouTube, è arrivato il trend coreano del “mukbang”, video in cui i creator si abbuffano di cibo masticando rumorosamente vicino ad un microfono.
Gli influencer coinvolti per le campagne di questo settore sono molto eterogenei sia per dimensione che per tipologia, con follower base che vanno dai 10mila a più di 500mila follower includendo spesso le Celebrity. All’interno della categoria si trovano, dunque, non soltanto chef o appassionati di ricette ma anche creator che riescono a toccare discipline quali sostenibilità, sport, arte e intrattenimento.
Tra questi, ci sono giovani chef e pasticceri under 30 (Isabella Poti, Franco Aliberti, ecc.), green food influencer (@cucinabotanica, @ecocucina, ecc.), “foodies” (@conoscounposto, @amilanopuoi, ecc.), food&fitness influencer (@cottoaldente, @2foodfitlovers, ecc.), chef popolari (Antonino Cannavacciuolo, Damiano Carrara, Roberto Valbuzzi, ecc.), food artist creator (@scuruchi, @ch_ecco, @thefreakytable) e nutrizionisti (Sara Farnetti, Sofia Bronzato, ecc.).
La maggior parte dei creator italiani in ambito food sono donne (+60,57%) mentre gli uomini rappresentano circa un quarto del totale (39,43%). L'86% dei food influencer rientra nella categoria micro e medium (dai 10 mila ai 100 mila follower), mentre il resto del mercato è composto da social star e celebrità.
Nell’ultimo anno, anche il settore Beverage ha riscontrato molto interesse: i contenuti generati hanno raggiunto quota 311 mila con un incremento del +36% rispetto all’anno precedente. In particolare, il 56% dei "contents" ha avuto come focus il vino, tematica in forte crescita con un incremento del +29,10% nell’ultimo anno.
I wine influencer in Italia sono così popolari da rappresentare il 68% del totale dei creator che trattano di beverage. In generale, gli influencer italiani che parlano di drink sono principalmente uomini (56% del totale), mentre le donne, che pur sono più presenti rispetto agli ultimi anni, rappresentano oltre il 40%. Hanno un’audience per il 64% femminile e, trattandosi di un settore indirizzato ad un pubblico adulto, con un’età compresa tra i 25 e i 44 anni.
In aggiunta, suddividendo per fasce di follower, i Novice e Micro creator (con 10-30mila follower) risultano essere più numerosi con il 69,12% del mercato, mentre le Social Star (con più di 200 mila follower) rappresentano soltanto il 4,78%.
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A cura di Matteo Cioffi
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