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el nostro Paese la politica a tutela
dell’ambiente ha costantemente fal-
lito i propri obiettivi, tant’è vero che
se si andasse a stilare una classifica
degli Stati più virtuosi per il tratta-
mento dei rifiuti l’Italia si batterebbe per l’ul-
timoposto, almeno tra i paesi industrializzati.
Dopo i casi eclatanti di Napoli, Palermo, ed
ultimamente Roma, dove lo sporco che ne
caratterizza le strade è finito sui giornali di
tutto il mondo; dopo il sacco di vaste zone
dellaCampaniaedi altreregioni dovenessuna
autorità si è accorta che si interravano camion
e camion di rifiuti pericolosi; dopo gli scan-
dali delle discariche ed il bassissimo livello
della raccolta differenziata, la commissione
Ambiente della Camera ha approvato una
norma che coinvolge direttamente i pubblici
esercizi nella tutela dell’ambiente.
Un emendamento prevedeva che bar, risto-
ranti, alberghi ed altre strutture avrebbero
potuto servire acqua minerale e birra in bot-
tiglie di vetro solo se sottoposte a cauzione
da parte del fornitore e che avrebbero potuto
essere vendute per asporto esclusivamente
in bottiglie di vetro e con versamento di una
cauzione da parte dei consumatori.
Letto tempestivamente l’emendamento, la
FIPE è intervenuta sul relatore, On Bratti,
chiarendo che non era ammissibile vietare
ai pubblici esercizi di vendere bevande in
contenitori di plastica e consentirlo a tutto
il resto dell’offerta commerciale. Oltre tutto
ciò non avrebbe fatto certamente diminuire
il numero delle bottiglie di plastica vendute,
ma soltanto fatto cambiare il canale di ap-
provvigionamento.
La commissione ambiente recepiva in parte
le argomentazioni di FIPE eliminando l’ob-
bligo di vendere per asporto birra ed acqua
minerale solo in vetro e con cauzione, ma
manteneva l’obbligodi usarecontenitori di ve-
troconcauzioneper servire le consumazioni.
È un’eventualità che preoccupa in quanto
sotto il profilo della gestione delle aziende si
creano problemi logistici, pochi locali hanno
gli spazi per i vuoti; economici, poiché tocca
immobilizzare risorse economiche infrutti-
fere per il pagamento delle cauzioni; orga-
nizzativi poiché occorre recuperare i vuoti
delle bottiglie consegnate ai clienti ; infine
di assortimento, in quanto il cauzionamento
è un ostacolo obiettivo alla libertà di circo-
lazione delle merci che favorisce i prodotti
nazionali a scapito di quelli di importazione.
Infatti il riuso delle bottiglie ed i costi con-
nessi al trasporto in paesi del Nord Europa
o dell’America centrale farebbero lievitare
i prezzi delle bevande di importazione e/o
impedirebbero l’ingresso nel mercato di pic-
coli produttori, non attrezzati per il ritiro dei
vuoti. Infine si creerebbe una situazione di
monopolio in favore dei grossisti di bevande
– gli unici attrezzati per il ritiro dei vuoti – e
si priverebbero gli esercenti della possibilità
di acquistare al c&c o dai produttori.
FIPE non è certamente contraria a politiche
ambientali finalizzate al contenimento della
produzione ed al riciclo dei rifiuti, ma non
può accettare logiche e misure parziali,
inutili e dannose per il mercato.
Marcello Fiore
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Mixer
OTTOBRE 2014
Diciamo no alla cauzione
L’opinione
del direttore FIPE
L’EVENTUALE OBBLIGO
DI UTILIZZARE SOLO
CONTENITORI DI
VETRO CON CAUZIONE
PER SERVIRE LE
CONSUMAZIONI
SAREBBE UN DANNO
PER LA CATEGORIA
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