dopo la pausa estiva (sempre meno
però quelli che vanno al mare o ai
monti), fa il punto sul sistema dei
consumi nel nostro Paese. E non
c’è da stare allegri, come si legge
in questo numero. Fino ad alcuni
mesi fa si prevedeva un pertugio
per uscire dal tunnel, poi il vento
contrario ha nuovamente ripreso vi-
gore e si è affacciato lo spettro della
deflazione, il combinato disposto
di prezzi in discesa e consumi in
calo. La situazione peggiore da tutti
i punti di vista.
È l’incertezza il vero nemico da
sconfiggere. Non solo l’incertezza
per il futuro, che già è molto. Ma in
quanto “non certezza”. E in questa
non certezza il poto d’onore spetta
ai rapporti con la pubblica ammi-
nistrazione. Basti vedere i balletti
e i ritardi con cui si stabiliscono le
imposte da pagare (Tari, Tasi, Imu)
che non prendono minimamente
in considerazione la necessità che
hanno le imprese e le famiglie di
sapere che cosa avranno da pagare.
È una questione di lunga data. È il
rapporto tra Stato e cittadini che
va ricostruito.
Nei decenni si è creato una frattura
tra l’uno e gli altri: il primo che li
tratta come sudditi, i secondi che
si sentono ingiustamente vessati:
troppe tasse, troppi balzelli, troppe
regole restrittive. E quando si può
si cerca di fregare lo Stato. Con la
situazione che abbiamo sotto gli
occhi.
Certo è che, per riportare il discorso
a situazioni che molti vivono quoti-
dianamente, non c’è una ratio in cer-
te azioni o prese di posizione della
pubblica amministrazione. Quando
per esempio vi sono due ispezioni
dei vigili urbani nello stesso bar a
distanza di dieci giorni, dopo che
la prima non aveva trovato nulla
di anomalo.
O quando viene negata la possibi-
lità di fare ristorazione perché il
locale non raggiunge la superficie
minima per soli tre metri quadrati,
ma è dotato di un déhor di 10 me-
tri quadrati sui quali paga regolar-
mente le imposte dovute e che fa
parte del locale. O ancora quando
il bar cura una piccola area di ver-
de pubblico (traendone il beneficio
di una riduzione dell’Imu), ma gli
viene imposto quale tipo di arbusti
mettere a dimora.
Non che i controlli non debbano
essere fatti, ci mancherebbe. Non
che le regole debbano essere tolte,
ma almeno dovrebbero essere ri-
considerate con un po’ più di buon
senso.
Lo stesso che evidentemente manca
a funzionari ottusi che tentano in
questo modo di presidiare le pro-
prie prerogative. Anche a scapito
di un vero cambiamento delle cose.
Oppure proprio per contrastarlo.
8
Mixer
OTTOBRE 2014
L’hanno chiamata l’Italia della rinuncia. È
il quadro che emerge dal Rapporto Coop
che, ogni anno, alla ripresa delle attività
L’editoriale
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