Background Image
Table of Contents Table of Contents
Previous Page  106 / 136 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 106 / 136 Next Page
Page Background

L’autore è Consigliere

dell’Istituto Internazionale

Assaggiatori Caffè e

Amministratore del Centro

Studi Assaggiatori

www.assaggiatoricaffe.org

P

erché all’estero si ostinano a stu-

diare l’espresso italiano? Qualcuno

si sta facendo questa domanda in

modo insistente. E ogni tanto river-

sa sui social la sua preoccupazione,

la condivide, cerca di lenire il dolore che

gli causa vedere che, no, l’espresso italiano

non è morto.

L’Istituto Internazionale Assaggiatori Caffè

è operativo a livello quasi globale nella for-

mazionededicataall’analisi sensorialedell’e-

spresso italiano. Solo nell’ultimo scorcio di

questo 2014 una ventina i corsi tra Giappo-

ne, Corea, Cina, Taiwan, Australia e Nuova

Zelanda. A conferma di un trend positivo

per il nostro caffè, molti export manager

raccontano che le vendite all’estero stanno

andando bene (ben inteso che qualche tor-

refattore si sta purtroppo approfittando di

questa vitalità: che dolore al cuore vedere

all’estero certi orribili chicchi in confezioni

che recitano “made in Italy”).

Insomma là fuori gli operatori studiano, stu-

diano e studiano il nostro caffè. E vogliono

entrare nelle pieghe delle miscele, carpirne

l’anima, investigarle a fondo. Per farlo una

sola via: la formazione, strumento talvolta

misterioso in Italia, ma di utilizzo comune

all’estero. E allora, tornando alla domanda

iniziale, quella che tormenta alcuni perso-

naggi del coffee business italiano: perché

l’espresso italiano è oggetto di studio, non

era già morto?

Una prima ragione deriva dall’autostima dei

professionisti stranieri. Molti baristi, impor-

tatori edistributori semplicementeritengono

inammissibile che il loro ruolo possa essere

offuscato da una patina più o meno spessa

di ignoranza sul prodotto. E poi sanno che

la conoscenza è spendibile nella loro attività

quotidiana e li qualifica come esperti agli

occhi dei loro interlocutori, agevolandogli

quindi il compito.

C’è anchemolta fascinazione per la miscela,

idea che nasce in Italia. C’è da parte del

professionista all’estero interesse a capire

comesipossaaverecomplessitàedequilibrio

(perché la prima senza la seconda è solo

caos sensoriale). Eccoli quindi andare alla

fonte per vedere come noi italiani abbiamo

risposto a questa domanda. E si stia atten-

ti: non è più un copiare, ma comprendere

un modello e verificarlo rispetto al proprio

mercato.

È Giotto che guarda Cimabue e talvolta l’al-

lievo supera il maestro.

Daultimoc’èallabasedellostudiodell’espresso

italianolavogliadientrarenellanostracultura.

Il caffè come chiave che apre le porte di

un mondo diverso, fatto di città antiche e

di culture gastronomiche e non solo che si

differenziano nell’arco di pochi chilometri.

È la bellezza di studiare soprattutto per gli

asiatici una cultura esotica ed evoluta (fasci-

nazione che subiamo anche noi all’inverso

naturalmente). È la voglia di vedere la vita

in modo diverso, di allargare l’orizzonte:

per molti stranieri è una ricerca sensoriale

semplicemente affascinante.

M

Chi fosse interessato a contattare l’autore può

farlo scrivendo a:

carlo.odello@assaggiatori.com

100

mixer

dicembre/gennaio 2015

Global Coffee

gestione e impresa

Gli stranieri studiano

l’espresso italiano

CARLO ODELLO

c’è la voglia di capire come si possa

avere complessità ed equlibrio

ma anche di entrare nella nostra

cultura che tanto affascina il mondo

di carlo odello