L’autore è Consigliere
dell’Istituto Internazionale
Assaggiatori Caffè e
Amministratore del Centro
Studi Assaggiatori
www.assaggiatoricaffe.orgA
tutti i bambini viene chiesto prima
o poi: che lavoro fa il tuo papà? Vi-
viamo sicuramente in un’epoca di
grande fluidità e nel tempo sono
emerseprofessioninonfacilissimeda
spiegare.Unadi questeè lamia.
Tracolleghi
ci definiamo sensorialisti, che potrebbe
essere inteso come specialisti della per-
cezione.
Quando mia figlia dovrà spiegare
allamaestracosafaccioprobabilmentelesarà
più facile dire semplicemente: papà insegna
ad assaggiare il caffè.
Ora, un ingegnere fa ponti, un medico si
adopera per la salute altrui, un calciatore per
regalare momenti di spensieratezza a masse
funestate da un congiuntura negativa di cui
non si vede la fine. Ma uno che insegna agli
altri adassaggiarecaffè, eadistinguerequelli
buoni da quelli cattivi, che scopo persegue?
Pecunia non olet, si è pagati per fare questo
splendido lavoro, ma andando oltre l’aspetto
meramente monetario, perché facciamo ciò
che facciamo?
Larispostaèche
noiinsegniamoascegliere
la qualità, noi poniamo una linea di de-
marcazione tra il bene e il male (in senso
caffeicolo
e naturalmente senza velleità da
megalomani).Adognimodopotrebbeessere
comunque intesa come un’attività fine a se
stessa. Parliamoci chiaramente: un caffè che
sadilegnomarciononhamaiuccisonessuno
eneppurerisultaallacronacacheunespresso
rancido abbia generato tentativi di suicidio.
La prospettiva cambia completamente se
dal
concetto di utilità passiamo a quello di
piacere.
Ilmondo va avanti grazie al piacere:
la motivazione nel fare o non fare qualcosa
nasce da lì. Spesso ricolleghiamo il piacere
a pratiche erotiche o al cibo (e nei periodi di
crisi questi ambiti si manifestano nella loro
piena anticiclità: la gente si butta su entrambi
per dimenticare i tormenti quotidiani). Natu-
ralmentesiparlaanchedipiacereintellettuale,
mainmodopi
ùlimitato:assumequest’ultimo
una connotazione da élite che talvolta sfocia
in una banale ostentazione di consumo di
letteratura e arte.
In realtà ci dimentichiamo che
il piacere
nonè altro cheunastutomeccanismo che
semplicemente ci fa scegliere per il me-
glio
. E ciò significa sopravvivenza. Mangiare
cibo avariato provoca dispiacere: il rifiuto in
questocasosignificanonmorire.Aun’analisi
sommaria tra l’altro tutto ciò che va contro il
piacere è considerato dalla comunità come
anomalo. Basta pensare alle pratiche sado-
maso, le quali sono ritenute aberranti dalla
maggior parte della popolazione (e vivono
quindi dell’attivismo di una minoranza che
ha un’idea alternativa di piacere).
Oravenendoalladomandainizialesulperché
insegnare ad assaggiare il caffè, la risposta è:
per fornire una conoscenza che ci permetta
di assecondare la nostra natura e quindi di
scegliere prodotti che generino piacere. Per
avvicinare la gente a questa ricompensa che
è in fin dei conti il motore dell’essere uma-
no. In questo senso
bere espressi orribili è
fondamentalmenteunapraticasadomaso
:
alcuni probabilmente potrebbero anche go-
derne, ma che almeno siano consapevoli di
una scelta così estrema.
M
Chi fosse interessato a contattare l’autore può
farlo scrivendo a:
carlo.odello@assaggiatori.com110
mixer
marzo 2015
Global Coffee
gestione e impresa
Insegniamo a scegliere
la qualità
CARLO ODELLO
il lavoro degli specialisti della percezione tra il
concetto di utilità e quello di piacere
di carlo odello