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C

’eraunavoltal’acqua.

Anzi ce n’erano due:

del rubinetto e gasa-

ta. Che in genere era

quella della regione,

perchélefontinelno-

stroPaesenonmancano.Altro-

ve si pasteggiava ad aranciate

e cole, qui ci trattavamo a San

Pellegrino e ci sembrava nor-

male.Poil’acquasiè“vinizzata”.

Ha guadagnato una sua lista:

ce l’hanno i ristoranti più chic

che propongono anche il giu-

sto accostamento con i cibi in

menù.Haattiratol’attenzionedi

designer (che hanno concepito

bottiglie sempre più preziose

e audaci, arricchite con swa-

rovski e tappi d’argento) e dei

consumatorid’altagamma,che

hanno iniziato a trattarla come

una sorta di status symbol (“a

casa mia si beve solo Voss”). E

c’ègiàchiparladiterroirdell’ac-

qua, il terrenodal quale sgorga

e che le conferisce mineralità

e gusto.

Quindi, dai tradizionali Paesi

produttori, Francia e Italia, si

è globalizzata, e sono spunta-

te etichette ai quattro angoli

del Globo. Perché che l’acqua

non sia tutta uguale lo si sa da

sempre, nei componenti e nel

gusto. Ma poi è arrivato il mar-

keting a spiegare che proprio

quell’acqua è unica, un must-

have assoluto.

Di certo c’è l’imbarazzo della

scelta.C’èl’acquavulcanica,co-

me la hawaiiana

Waiakea

da

proporreconunsushiounaca-

prese,ola

KonaDeep

,acquadi

ghiacciai groenlandesi rimasta

1000 anni racchiusa nelle pro-

fonditàmarinedacuièestratta:

ricca in elettroliti e nutrienti è

molto amata dai giapponesi.

26

mixer

marzo 2015

Tendenze

IN PROFONDITà

Beviamolo strano:

le acque più pazze

del mondo

Di iceberg o

di nuvola? Da

ghiacciaio o

artesiana? Sono

mille i modi per

stupire i vostri

clienti con

un’acqua davvero

insolita

di ANNA MUZIO