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remetto che ognuno è libero di avere (e

sostenere) le proprie opinioni, e sulla liber-

tà di espressione in tutto il mondo, dopo

i fatti di Parigi, con l’assalto omicida alla

redazione di Charlie Hebdo, si è rafforzato

il principio della tolleranza e del rispetto delle idee

degli altri, sul quale costruire una società migliore.

Lapremessaserveaqualificarelospiritoconilquale

mi permetto di commentare la posizione di quanti,

su Expo 2015, non condividono il presenzialismo

e il ruolo dei grandi chef italiani.

In particolare, autorevoli commentatori del settore

sostengonoche“sicuramentenonsaranno le ricette

dei grandi chef a indicare le soluzioni per combat-

tere la fame nel mondo”, trovando al riguardo più

appropriatoilcoinvolgimentodeicuochidellaristo-

razione collettiva, ai margini del dibattito, “capaci

di preparare un pasto di buona qualità avendo un

budget massimo di due euro … quando va bene”

(vediRistorandomarzo2015 - “OccasioneMancata”

a firma di Corrado Giannone).

Se interpretassimo il ragionamento prendendo

come riferimento uno solo degli obiettivi di Expo

- lotta alla fame e alle sperequazioni sul cibo - la

posizione non solo è comprensibile, ma anche as-

solutamente vera.

Se allarghiamo, però, la riflessione a tutti i temi e

gli obiettivi di Expo, partendo dalla sua titolazione

“Nutrire il Pianeta - Energia per la Vita”, emerge

che tutta la Ristorazione ha un ruolo importante,

non solo perché dovrà sfamare i venti milioni di

visitatori previsti, ma anche per le risposte che i

professionisti della cucina italiana potranno dare

sui valori etici del cibo.

Expo, infatti, pone interrogativi circa il corretto

approccio al cibo, da considerare non solo dal lato

materiale del termine, come risposta cioè al biso-

gno nutrizionale dell’uomo, ma anche da quello

immateriale, che vede il cibo come elemento di

benessere e salute e, quindi, fattore che incide sulle

coscienze, sulmododi pensare delle persone, sulla

loro qualità della vita.

Il cibo e il territorio, poi, hanno stretta relazione,

come il concetto di cibo con lo stare insieme, dal

quale deriva il valore sociale della condivisione e

della convivialità, fondamenta delle culture, delle

tradizioni e anche delle storie dei popoli.

In questo insieme, il ruolo del Ristoratore è fonda-

mentale, anche per le responsabilità che gli com-

petono, e non solo per contrastare gli sprechi che

questa civiltà produce in abbondanza.

I grandi chef vogliono caricarsi una nuova respon-

sabilità e anche un nuovo ruolo, facendosi lodevol-

mente promotori non solo di iniziative per i poveri

e i bisognosi, ma anche di riflessioni sulle cucine

del territorio, per rafforzare i concetti di qualità e

freschezza, di difesa delle tradizioni e delle produ-

zioni, di salvaguardia dell’ambiente.

Dietro gli spostamenti del cibo ci sono anche spe-

culazioni economiche, sfruttamenti, problemi di

inquinamento dei mezzi di trasporto, di uso di

fertilizzanti e conservanti, di altre devianze che la

grande Ristorazione vuole impedire, rafforzando i

concetti di biodiversità delle produzioni, di giusta

filiera, di rispetto e sostegno dei fornitori locali,

che oggi non hanno grandi possibilità commer-

ciali, visti i cambiamenti che hanno caratterizzato

la distribuzione alimentare.

Non è, quindi, solo protagonismo o spettacolo, ma

“l’evoluzione di una specie” che conforta e che va

sostenuta, perché i grandi chef oggi hanno cultura,

immagine, autorevolezza, personalità, anchepossi-

bilitàeconomiche,cheliportanoadassumereanche

precise responsabilità sociali, che Expo vorrebbe

declinare nella “Carta di Milano”, da offrire come

menù per il mondo.

Expo: Ristoranti o Mense?

I GRANDI

CUOCHI HANNO

UN NUOVO E

IMPORTANTE

RUOLO SOCIALE

Il punto

del presidente FIPE Lino Enrico Stoppani

8

Mixer

APRILE 2015