il rito del bere presuppone un coinvolgimento emotivo profondo
di luigi odello
Un atto che rafforza
e rinnova il mito
del bere
I
l rito discende dal mito. E se quest’ultimo
è la narrazione di qualcosa di straordinario
e trascendentale, il rito indica un atto - o
un’insieme di atti - che vengono svolti se-
condo una precisa procedura, in virtù di un
mito, capaci di riassumerlo e di renderlo attuale.
Il rito ha una derivazione inconscia, a volte su-
perstiziosa e intima (come quando ci si bagna il
retro del lobo dell’orecchio con il vino versato
sperando che porti bene), ma in genere ha una
valenza sociale per riaffermare un credo e l’ap-
partenenza a un gruppo. In questo ambito il rito
rafforza i legami sociali e rinnova il mito.
Comunque sia, il rito necessita di un coinvolgi-
mento emotivo profondo, raggiungibile attra-
verso una precisa sequenza di azioni e molte
volte con il compendio imprescindibile di stimoli
esogeni: luci, suoni, movimenti, odori e sapori.
Al rito, religioso o pagano, ci si prepara, e la
preparazione fa già parte del rito. Una ragazza
che si trucca e poi si veste per andare in discoteca
sta già entrando nel rito, il barman che elabora
un cocktail conmovimenti studiati sta officiando
un rito, alla pari del maître che gestisce un piatto
alla lampada davanti ai commensali.
Se è vero che molti riti si compiono con l’acqua,
i più comuni trovano sempre elementi rafforza-
tivi in bevande che contengono almeno un po’
di alcol o di caffeina.
Come logica conseguenza i riti sono diventati
i maggiori sponsor delle bevande fermentate e
alcaloidee.
Possiamo immaginare che la vostra mente sia
corsa al rito anglosassone del tè delle 5 caro
al mondo londinese o alla ben più complessa
cerimonia che si svolge intorno alla bevanda in
estremo oriente e in Giappone in particolare,
subito pensando che queste costituiscano una
vistosa eccezione alla tesi di cui sopra, ma co-
sì non è: anche il tè contiene una significativa
quantità di stimolanti.
Dai riti rinascono i miti
Lo possono diventare la bevanda e il suo pro-
duttore assumendo valori sbalorditivi, come
può entrare nel mito l’officiante: l’assaggiatore,
il narratore, il sommelier, il barman, il cuoco e
il maître.
Ecco quindi che il mito rafforza il rito, lo rende
esclusivo di un gruppo o di un momento e pie-
namente appagante del bisogno per il quale era
sorto. Nello stesso tempo il rito genera una forte
valorizzazionedegli elementi che lo compongono,
templi i cui si svolge inclusi.
I cardini sui quali un rito si svolge e si afferma
sono sostanzialmente tre: il luogo, il narratore
e gli elementi di mediazione. Tra questi ultimi
quelli di maggior spicco sono le bevande: il vino
in primis, a seguire birra e altri fermentati (si
pensi al sakè), acquaviti, caffè e tè.
Se è difficile trovare un rito senza una bevanda,
non esiste una grande bevanda senza un rito. E
non di rado è stato proprio il rito a generare il
successo di una bevanda.