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MIXOLOGY

Inchiesta

66

Mixer

MARZO 2016

stessa gara. Così avrete modo di capire meglio le vostre

attitudini e di scegliere con maggiore consapevolezza in

quali tecniche specializzarvi».

COME UN ESAME

Detto questo, qual è lo spirito giusto per affrontare una

gara? «

Come in un esame, è essenziale una buona prepa-

razione, che deve essere sia teorica sia pratica

. Studiate

la storia dell’azienda e dei suoi prodotti ed esercitatevi sia

nella realizzazione dei drink che nella loro spiegazione

orale. Una volta in gioco, però, pensate solo a divertirti.

La vittoria è la ciliegina sulla torta: regala soddisfazione e

stimoli, ma non deve trasformarsi nel principale obiettivo.

Diversamente, è facile cadere vittima dell’ansia da presta-

zione», avverte Ferrari. Ne sa qualcosa la padovana

Erica

Rossi

, 31 anni, barlady al

Victoria Club

di Abano Terme:

«Non dimenticherò mai la scena muta durante la mia prima

gara! Una bella figuraccia ma, soprattutto, un’importante

lezione di vita. Dovete sapere che sono una tipa precisa,

puntigliosa e meticolosa, però timida ed emotiva. Per farla

breve, dopo ore ed ore di studio e di allenamento con lo

scopo di presentarmi al meglio davanti ai giudici, il giorno

della competizione non sono riuscita a concentrarmi distrat-

ta dall’idea di fare bella figura!» racconta. Come dicevamo

prima, tra i possibili benefici, i barman vincitori di una

competizione possono essere invitati a partecipare come

giurati l’anno successivo. Non esistono regole fisse: gli ac-

cordi tra aziende e bartender variano di volta in volta. «Non

sempre la partecipazione come giudice viene remunerata,

ma talvolta le aziende ritagliano un budget per il gettone

presenza o per il rimborso spese», spiega Ferrari. Quanto al

ruolo di ambassador, è un’ambizione per molti bartender.

Giorgio Facchinetti

, terzo classificato della prima edizione

di

Mixologist la sfida dei Cocktail

, afferma: «Per ricoprire

l’incarico occorrono esperienza e solida cultura. A fronte

di un limite nella libertà, essere ambasciatore comporta

benefici economici e moltiplica le occasioni di viaggio». Ma

Flavio Angiolillo

, patron del

Mag

e del

1930

di Milano,

mette in guardia: «Diventare ambasciatore di un brand si-

gnifica sposare quel prodotto. Se davvero si è innamorati

di un determinato spirit può essere un’esperienza virtuo-

sa, diversamente la relazione può diventare soffocante. Se

lavori con un marchio, devi rinunciare a molti altri. A me

lo hanno proposto, ma ho rifiutato. Come imprenditore,

con 25 ragazzi nel team, accettare il ruolo di ambassador

per me significherebbe limitare la libertà del mio staff e

precludergli di lavorare con aziende diverse».

TALENT DRINKING IN TV

Dopo il successo della prima edizione di

Mixologist la sfi-

da dei Cocktail

, il talent dedicato ai bartender condotto da

Flavio Angiolillo e da Leonardo Leuci trasmesso lo scorso

autunno su DMax e dal 6 marzo in onda con la seconda

stagione, la televisione italiana ha aperto per la prima vol-

ta le porte ai barman. Che oggi sono chiamati non solo

nell’inedito ruolo di ospiti di puntata, ma a volte pure al

timone di trasmissioni ad hoc. È accaduto di recente anche

con

Music & Cocktail

, condotta dal barman Marco Russo e

dal musicista Alioscia Bisceglia.

Di certo, per un barman partecipare a un drinking talent

in tv è un’opportunità ghiotta. Sia come concorrenti, sia

come giudici. Perché? Risponde Flavio Angiolillo: «Intanto,

Mirco Turconi

Leonardo

Leuci