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sviluppo di nuove competenze per offrire un ampio

ventaglio di servizi.

ParlarediConsorziporta inevitabilmenteaItalgrob…

Già, siamo nel 1992: è allora che vede la luce l’associa-

zione di categoria, nata come “sindacato” per portare

avanti le rivendicazioni e le esigenze dei tanti grossisti

e dei vari consorzi.

Con successo?

Inferiore a quello sperato. Specialmente a causa dello

spiccato individualismo di un settore in cui ciascun

operatore è strettamente vincolato al proprio territo-

rio e opera all’interno di un raggio d’azione che non

supera i 40 Km.

Continuiamo il nostro viaggio nel tempo, quando

arriva il secondo momento clou?

A metà degli anni ‘90, ecco il secondo giro di boa

,

siamo negli anni in cui l’industria birraria avvia un

sistematico processo di acquisizione nel mondo della

distribuzione.

È l’esordio delle integrate

, aziende forti

e strutturate e con maggior massa critica, viste dai

produttori come interlocutori più credibili.

Insomma, c’era da aver paura…

Senza dubbio: in quegli anni noi grossisti cominciammo

seriamente a chiederci se fosse arrivata la nostra fine.

Si paventavano scenari apocalittici in cui le integrate si

sarebbero accaparrate tra il 50 e il 60% delle vendite,

lasciandoci solo le briciole. Di fatto poi la soglia si man-

tennemolto più bassa (30%circa), ma agli inizi si temette

seriamente per il nostro futuro. E in questo scenario

anche i Consorzi, nati per fornire soluzioni di carattere

associativo, smisero di essere visti come un baluardo

difensivo, quasi il loro ruolo si fosse del tutto svuotato.

Ha accennato a tre momenti topici che hanno scan-

dito l’ultimo trentennio. Qual è il terzo?

Nessun dubbio: la diretta di Coca-Cola, che bypassando

il ruolo del distributore, mirava a instaurare un rappor-

to diretto con il cliente-esercente. Da allora, parliamo

del 2005, ad oggi i fatti hanno rivelato come l’esperi-

mento non abbia mietuto i successi allora sperati. Ma

sul momento è stato fortemente destabilizzante per il

nostro settore.

E veniamo all’oggi: problemi, cri-

ticità e possibile road map

La prima cosa che salta agli occhi,

guardano lo scenario distributivo dei

nostri giorni, è la forte riduzione nu-

merica: dai 20 mila distributori degli

inizi si è giunti agli attuali 2000 (anche

se in effetti ritengo ci siano molte altre

realtà piccole e non censite). Una razionalizzazione im-

portante, imputabile a svariati fattori, compresa (anche

se non in forma esclusiva) la crisi economica di questi

ultimi anni. Parlare delle criticità richiederebbe una

trattazione

ad hoc

, quindi mi limiterò alle più potenti,

in termini di ripercussioni sul business.

Mi riferisco ad esempio al problema dei pagamenti e

dei cattivi pagatori. Non è una novità: ci si lamentava

di questo nel ’93 e lo si continua a fare oggi.

Qualcuno, polemicamente, potrebbe rinfacciarci che se

siamo ancora qui a recriminare sui cattivi pagatori, non

deve allora trattarsi di un problema veramente grave…

Ma invece la questione è seria, non riguarda solo i

grossisti (direi che è piuttosto un malcostume italico

diffuso) ma nel nostro settore impatta parecchio, anche

perché la dilazione dei pagamenti viene spesso usata

(scorrettamente, aggiungerei) come arma commerciale.

È giunto il momento di correre ai ripari, provvedendo

a strutturare le aziende sul recupero crediti. La leva

su cui agire, dunque, è una: gestire la questione con

professionalità e personale dedicato, mentre ancora

oggi (dopo più di 20 anni) molti distributori navigano

un po’ a vista.

Una criticità da più parti denunciata è il mercato

illegale di prodotti destinati all’export, che riman-

gono in Italia e qui vengono venduti senza il gra-

vame dell’Iva. Che impatto ha questo fenomeno sul

vostro business?

Prezzi illogici di questo tipo, generano una turbativa

LUCIO RONCORONI,

DIRETTORE DEL

CONSORZIO CDA

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