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forte sia per il produttore che per gli altri distributori.

È inevitabile chiedersi come sia possibile che un simile

mercato illegale possa proliferare. Più pragmaticamen-

te una soluzione per attenuare l’impatto negativo sul

nostro business, noi distributori potremmo trovarla

nella diversificazione dell’offerta. Un po’ come sta già

accadendo (e con successo) nell’ambito delle birre ar-

tigianali.

Giusto. Però in più occasioni lei stesso ha ribadito

che “il 90% delle vendite lo si ottiene con il 10%

dei prodotti in magazzino”. Questo cosa comporta?

Semplice: c’è troppa concorrenza. Immagini la scena:

20 distributori per provincia (questa è la media) e tut-

ti con gli stessi prodotti. È inevitabile che per uscire

dall’impasse qualcuno ricorra a leve “creative” come il

taglio prezzo o il pagamento

ad libitum

.

Eppure in magazzino le referenze non mancano…

Vero. Ma le proposte veramente innovative, in questi

ultimi anni, si contano sulle dita di una mano. E anche

le idee veramente originali, non sempre vengono pro-

mosse come meriterebbero, perché si preferisce non

rischiare un insuccesso. Il risultato è che la domanda

rimane statica. È proprio vero quello che si dice: “il

mercato vende faticosamente ciò che il mercato dispe-

ratamente chiede”.

E come se ne può uscire?

Servirebbe una propositività condivisa: produttori, di-

stributori, agenti ed esercenti concordi e solidali nel

lanciare e argomentare nuovi prodotti. Dopo tutto il

consumatore è curioso e potrebbe premiare il rischio.

Ecco, a proposito di filiera: se potesse tornare indie-

tro con spirito critico, quali errori – da distributore

– cercherebbe di non commettere nei confronti del

pubblico esercizio? E quali errori auspicherebbe

che il pubblico esercizio non avesse commesso nei

confronti dei grossisti?

Molto semplice: noi distributori non dobbiamo svilire

l’esercente a semplice acquirente di un prodotto, ma –

al contrario – fidelizzarlo con una consulenza a 360° e

una formazione approfondita (e non è quindi un caso

che il Cda abbia attivato 12 scuole di formazione).

Da parte sua l’esercente deve comprendere che il gros-

sista non porta semplicemente i prodotti a domicilio,

ma offre ben altro. Il segreto sta nella comunicazione

di questo concetto: è qui che occorre investire.

M

COCA -COLA DAL 2005

HA BYPASSATO IL RUOLO

DEL DISTRIBUTORE INSTAURANDO

UN RAPPORTO DIRETTO CON L’ESERCENTE,

MA QUESTO NON HA MIETUTO I SUCCESSI SPERATI

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GIUGNO 2016