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Mixer

/ NOVEMBRE 2016

INEI – Istituto Nazionale Espresso Italiano

C

omevienesognato,percepitoeraccontatol’Espresso

Italiano fuori dall’Italia? Il punto di vista di chi pro-

duce il Made in Italy raccontato da

Stefano Abbo

amministratore delegatodi

Costadoro Spa

e consi-

gliere dell’IstitutoNazionale Espresso Italiano (Inei) e

Michele

Manzin

, responsabile ufficio estero della medesima azienda.

Cosa si aspetta ilmondodauna tazzinadi Espresso Italiano?

L’Espresso Italiano dev’essere un’esplosione dei sensi: deve

conquistare la vista, l’olfatto e il palato. Deve avere una ca-

rica aromatica ampia e armoniosa. Le singole origini devono

sposarsi e bilanciarsi fra loro per generare sensazioni armo-

niche, dal tostato ai frutti freschi. Questa è la vera maestria

dei torrefattori italiani: creare dellemiscele in cui ogni singola

origine gioca il suo ruolo senza sovrastare le altre.

Cosa vogliono conoscere gli stranieri coffee lovers e pro-

fessionisti dell’espresso italiano?

I bevitori di caffè espresso vogliono capire l’arte della tor-

refazione, l’incidenza dei parametri di tempo e temperatura

sul risultato finale, l’arte della miscelazione, come riusciamo

a coniugare complessità ed equilibrio finale. Vogliono com-

prendere come differenze apparentementeminime di origini

e tostatura possano portare a tazzine così distanti fra loro in

termini di gusto e carica aromatica.

Siamo in grado di rispondere a tali attese?

Poter fregiare la dicitura Made in Italy è sicuramente un van-

taggiocompetitivo, unagaranzia, nonbisognaperòsedersi su

questo traguardo conquistato, ma continuare a promuovere

il proprio know-how. Le aziende che fanno della qualità il

più importante obiettivo da perseguire hanno una strategia

commerciale e di prodotto unica in Italia e all’estero. Solo

attraverso la formazione si può creare continuità nella filiera

della qualità (che troppo spesso si interrompe ai cancelli degli

stabilimenti). Solo attraverso la divulgazione delle proprie co-

noscenze e formando i baristi e i consumatori finali si possono

ottenere risultati di rilievo. Certo è un processo faticoso che

porta frutti nel medio-lungo periodo, ma è anche l’unico per

differenziarsi e per far mantenere il nostro vantaggio.

Come viene raccontato e proposto all’estero l’espresso

italiano?

Le aziende votate alla qualità lo raccontano con pathos e coin-

volgimento, sonofieredimostrarecosa fannoecome lofanno,

consapevoli che condividere la propria maestria e i propri

“segreti” con i clienti e partner fa bene a tutto il comparto.

Aziende meno interessate alla qualità non raccontano, non

investono in formazioneo indegustazioni poichépreferiscono

investimenti con un ritorno immediatamente quantificabile in

termini economici.

Che ruolopuòavere l’Inei nellavalorizzazionedell’Espresso

Italiano nel mondo?

L’Ineipuòedeveavereunruolodiprimissimopianoinquestopro-

cesso e deve essere realmente un’ulteriore garanzia per quelle

aziendechefannodellaqualitàilloropuntodiforza.Sideverima-

neresempre fedeli ai principi per cui ènato l’Istituto: ladi-

fesaeladivulgazionedelveroEspressoItalianoCertificato.

L’Istituto Nazionale Espresso Italiano

(www.espressoitaliano.org

),

di cui fanno parte torrefattori, costruttori

di macchine e macinadosatori e altri

sodalizi che volgono la loro attenzione

all’espresso di qualità, oggi conta 42

associati con un fatturato aggregato di

circa 700 milioni di euro.

STEFANO ABBO

E MICHELE MANZIN

M

di Claudia Ferretti

Cosa si aspetta il mondo

dall’espresso italiano?