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DOSSIER TUTTOFOOD

Eccellenze alimentari

“Sulle IG serve un’alleanza tra produttori ed

esercenti”. A dirlo è

Mauro Rosati, direttore di

Qualivita.

Le nostre denominazioni, infatti, sono un patrimonio

eccezionale che però non viene messo a frutto come

si dovrebbe. “Eppure – prosegue Rosati – vista la

crisi della Grande Distribuzione, l’Horeca è il vero

approdo del futuro. Naturalmente è un canale più

complesso da approcciare perché polverizzato sul

territorio, eppure ne vale realmente la pena. Inoltre,

grazie al regolamento europeo 1144/2014 (relativo ad

azioni di informazione e di promozione dei prodotti

agricoli) oggi disponiamo di un valido strumento

normativo che consente profittevoli operazioni di

commercializzazione”.

Vino, caso virtuoso

Serve investire, insomma, e raccontare il prodotto

in modo accattivante, in modo che il pubblico ne

recepisca le peculiarità.

“Che è quello che in Horeca è stato fatto, bene,

con il vino – sottolinea Rosati –; produttori ed

esercenti,infatti, hanno adottato un approccio

intelligente basato sulla formazione e l’educazione dei

consumatori. Il risultato è che oggi il cliente Horeca,

in materia, è diventato più colto e più consapevole

proprio perché in ogni locale è pressoché possibile

trovare una selezione di DOP e IGP”.

Cosa che non accade ancora per le denominazioni

food (o per la stragrande maggioranza di esse).

“Prendiamo l’olio, per esempio – prosegue Rosati

– nella maggior parte dei locali ne esiste una sola

tipologia e spessissimo le IG non sono neppure

HORECA E IG, CRITICITÀ E PROSPETTIVE

contemplate, perché vissute semplicemente come un

costo aggiuntivo e non come un guadagno (sia per

l’immagine del locale, che per la qualità dell’offerta)”.

Per fortuna, però, qualche eccezione comincia a fare

capolino. “Giusto, come nel caso della chianina,

utilizzata per gli hamburger. In questo caso, l’iniziativa

promozionale varata da Mc Donald’s, ha fatto da

cassa di risonanza per un’eccellenza produttiva,

presto ricercata in molte altre hamburgherie”. Come

si diceva, dunque, l’importante è comunicare bene.

“In questo senso – aggiunge Rosati – ripongo molte

speranze nelle nuove generazioni, più consapevoli

dell’importanza del marketing, come veicolo di

distintività.

Street Food, fuori dalla massa

Se, in molti casi, il problema è che la ristorazione

tradizionale, complice anche la situazione economica,

ha perso smalto, spesso rinunciando alla ricerca di

prodotti selezionati, va invece in controtendenza la

così detta ristorazione informale, derivazione dello

street food. “Anche in questi casi – precisa Rosati -

l’iniziativa parte molto spesso dai giovani, sempre

più insofferenti verso la massificazione dell’offerta e

più propensi, invece, a una proposta più identitaria.

Nascono così gli apecar, i truck, i chioschi dedicati

alla Piadina Romagnola IGP con Prosciutto di Parma

DOP e Squacquerone di Romagna DOP, quelli con

la focaccia di Recco al formaggio IGP o quelli con la

Pizza e Mortazza con la Mortadella Bologna IGP.

E la speranza è che questa nuova impostazione

“contagi” la ristorazione tradizionale, più stanca e

statica.”

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Mixer

/ MAGGIO 2017