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Mixer
/ MAGGIO 2017
DOSSIER TUTTOFOOD
Carne
dell’Università di Oxford. Deve fare appello a tutti
e cinque i sensi, la carne deve essere spessa almeno
7 cm e avere 9 strati, con l’inserimento di ingredienti
“magici” quali salsa di soia, Jàmon Serrano, Camem-
bert e salsa Chipotle (peperoncino affumicato tipico
della cucina messicana). Non va mangiato nel piatto
ma addentato, e deve contenere qualche elemento
croccante (come la tradizionale fogliadi lattuga fresca),
mentre il pomodoro deve essere spesso 1 cm.
La scienza però si scontra con il gusto italiano, che
potrebbe non gradire ingredienti esotici quali salsa
di soia e peperoncino affumicato nel proprio panino.
“In realtà, l’hamburger perfetto deve utilizzare una
carne con la giusta percentuale di grasso – spiega
Lunati – che dona tenerezza. Una carne troppo magra
rischia di risultare secca”.
Secondo
Enzo De Angelis
, chef executive Ham Holy
Burger – “L’hamburger perfetto lo cerchiamo giorno
dopo giorno migliorando la cottura sul singolo ham-
burger. Non abbiamo un prodotto standardizzato,
ma un ingrediente artigianale lavorato da artigiani.
La perfezione è un’aspirazione cui tendiamo con una
cotturapersonalizzataper il cliente, facendoattenzione
se c’è il sole o la pioggia, se abbiamo un accompagna-
mento estivo o invernale. L’hamburger perfetto è la
sommadi tanteattenzioni.Noi partiamoavvantaggiati
da una grande materia prima”. Quali sono insomma
i motivi di tanto successo? “Rispetto alla griglia, che
richiede una certa professionalità, l’hamburger è un
prodotto più ‘facile’ da gestire e da cucinare. Inoltre,
si è inserito perfettamente nei nuovi stili di vita e mo-
di di mangiare: è infatti un pasto allo stesso tempo
completo, che sazia, ma anche veloce e che si
può consumare ovunque” – conclude Lunati.
M
Le catene simbolo del fast food sono pronte a invadere
l’Italia? Cosi sembra. L’anno scorso ha visto il debutto
di un “pezzo grosso” della ristorazione USA: Domino’s,
che ha aperto in sordina, in una zona defilata di Milano,
il suo primo locale. Propone una pizza all’americana, non
particolarmente attraente per i nostri palati ma che punta
su nuove tecnologie nel locale e servizio veloce.
Nella fascia degli hamburger tradizionali, baluardo del fast
food, Burger King si prepara a sfidare McDonald’s grazie a
un imponente piano di espansione, che porterà all’apertura
di 300 nuovi locali entro il 2020.
Non solo in franchising, ma anche a gestione diretta: lo
sono il 60% delle 33 aperture previste per il 2016.
Carne fast food però non significa solo hamburger.
Kentucky Fried Chicken è arrivato nel 2014 a Roma e oggi
ha una decina di locali e un prodotto testato, un classico
che sta vivendo un revival presso i consumatori negli States
(favorito dalla “miglior stampa” della carne bianca rispetto
alla rossa), e che sembra destinato a un buon successo
anche da noi.
Tanto che potrebbe essere il pollo fritto la “next big thing”,
il prossimo fast food di successo.
O magari un ibrido tra i due, come il Chicken Fried
Sandwich che va per la maggiore a New York: ha il
vantaggio di essere fatto di carne bianca, considerata più
salutare, e potrebbe dunque avvicinare i consumatori che
della rossa hanno deciso di fare a meno.
NEL FAST FOOD, CATENE STRANIERE ALLA CONQUISTA DELL’ITALIA