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Mixer

/ GIUGNO 2017

LA PROFESSIONE

Global Coffee

Eppure nella pratica dell’analisi sensoriale è invalso, diffuso

e auspicato l’utilizzo di schede di assaggio. Ogni organiz-

zazione che si dedichi a valutare sensorialmente il caffè ne

ha prodotta una sua. Inoltre, se è vero che la percezione è

forse quanto di più olistico ci possa essere, è altrettanto

assodato che soffre di un grado enorme di incomunicabilità

e di incomparabilità. Come coniugare quindi la necessità

di confrontare il percepito del nostro espresso senza però

svilirne la visione d’insieme a cui ci richiama Saint-Exupéry?

SEGMENTARE E RICONGIUNGERE

C’è un’unica possibilità: smontare sì il percepito in parti,

ma evitando l’approccio riduzionistico. Segmentare quindi

la tazzina in pezzi sensoriali e compararli, ma con l’idea di

ricongiungerli al termine e valutare la visione d’insieme. E

farlo in tempi rapidissimi proprio per non perdere il perce-

pito così evanescente dell’espresso. La chiave di tutto ciò

sta nell’istintività dell’assaggio e nella capacità di chi guida

una sessione di sottolineare questo aspetto. La scheda è una

lista di descrittori che rispondono a caratteristiche precise:

eppure va compilata inmodo istintivo, la coscienza va sedata,

le scale vanno intese come espressione di un’intensità che

viene ricondotta a un numero per pura necessità statistica.

L’assaggiatore iper-razionale suda nello svolgere il suo com-

pito: una maniacale misurazione del percepito consuma le

sue energie e lo porta a sbagliare.

La scheda è quindi una semplice tela su cui tracciare segni

istintivi, scomporre il propriopercepitodi quell’espressonella

consapevolezza che solo uno sguardo d’insieme alle misura-

zioni espresse per i singoli descrittori ci restituirà l’identità

della tazza. Inquestosensoènecessariorifuggiredaapprocci

didattici nozionistici dell’analisi sensoriale: bisogna guidare

l’allievo non solo a indicare i singoli pezzi della percezionema

soprattuttoavalutare ilmodo incui sonotenuti insieme

daquella formidabilecollasensorialecheè lasinestesia.

LA CHIAVE DELL’ANALISI SENSORIALE STA

NELL’ISTINTIVITÀ DELL’ASSAGGIO E NELLA CAPACITÀ

DI AVERE UNA VISIONE D’INSIEME

di Carlo Odello

L’autore è Consigliere dell’Istituto

Internazionale Assaggiatori

Caffè e Amministratore del

Centro Studi Assaggiatori

www.assaggiatoricaffe.org

CARLO ODELLO

La tazzina non è

la sommatoria

delle sue parti

Quando una donna mi sembra bella non ho niente

da dire. La vedo sorridere, tutto qui.

Gli intellettuali scompongono il volto e lo spiegano

pezzo per pezzo, ma non vedono più il sorriso.

Conoscere non significa scomporre, e nemmeno

spiegare. Significa accedere alla visione.

Ma per vedere bisogna prima partecipare.

È un apprendistato difficile...

È

un Antoine De Saint-Exupéry dai toni olistici quello

che ci viene restituito dalle pagine del suomemora-

bile Pilota di guerra. Le sue parole sono di enorme

ispirazione pure per chi si occupa quotidianamente

di analisi sensoriale.

Saint-Exupéry ci ricorda infatti,

mutatis mutandis

, che anche

una tazzina di espresso non è la semplice sommatoria delle

sue parti. Non basta addizionare la crema e la tessitura al

corpo e ai sapori e infine agli odori per percepire la natura

della tazza e per cogliere quella visione completa che nel

caso dell’espresso è tra l’altro solo istantanea (in quanto il

caffè è per definizione effimero e cangiante).