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Mixer

/ SETTEMBRE 2017

MIXABILITY

Bruno Vanzan

E se ti dico… food pairing?

Complice la diffusione dei cocktail restaurant bar e la colla-

borazione sempre più frequente tra chef e barman, oggi in

Italia tutti parlano di food pairing. La mia opinione, però, è

che siamo ancora in una fase di sperimentazione e di ricerca

di accostamenti virtuosi. C’è ancora molto da scoprire.

Con lo chef Roberto Valbuzzi, per esempio, abbiamo ideato

sei abbinamenti giocando sul connubio tra le sue tapas a

base di patatina Rustica e

i miei drink freschi creati

con i medesimi ingredienti

utilizzati dallo chef.

Ma il food pairing

è un’opportunità di

business?

Solo se fatto con rigore e

cognizionedicausa.Anche

perché il food cost è più alto di quello del drink. Di conse-

guenza, per avere un ritorno economico, occorre studiare

una proposta ad hoc rispetto al proprio target, calibrata sia

in termini di armonia degli abbinamenti, sia in fatto di costo

delle materie prime e di scontrino.

E che cosa pensi del pastry pairing?

Un connubio vincente, perché il dolce si sposa bene con i

vini liquorosi e con i cocktail.

Non a caso, per il programma Cocktail House, insieme

al Maestro Iginio Massari abbiamo studiato de-

gli accostamenti giocando sul contrasto di gusto.

Non ci si può più improvvisare: biso-

gna conoscere le materie prime per

verificarne laqualità e comprendere come servirle al meglio.

Il tuo consiglio per stimolare la diffusione della cultura

del bere miscelato consapevole e di qualità?

Bisogna puntare sulla semplicità.

È fondamentalediffondere laconoscenzadei cocktail classici,

raccontandoli in modo comprensibile.

Parliamo di spirits. Up& down?

Nelle abitudini di consumo dei clienti italiani ci sono i drink

con vermouth, amaro o bitter.

Nei cocktail bar di ricerca e di tendenza, invece, assistiamo

al boom dei cocktail a base di gin, tequila e mezcal.

A proposito di trend, in molti scommettono sul sakè

come ingrediente dei cocktail...

Mi sembra una forzatura. Anche se ne esistono svariate qua-

lità, il sakè ha sempre un sapore particolare che non piace a

tutti, nonché costi elevati. Meglio usare la grappa italiana e

valorizzare il Made in Italy.

L’attenzione per l’alimentazione sana è alla base anche

del boom degli healthy drink…

Laverità?Perme, definiresanouncocktail alcolicoèdisonesto

a livello intellettuale. Per essere salutari, i drink dovrebbero

essere analcolici. Gli healthydrink sonounamoda trainatadai

media, in contraddizione con il concettodi bere responsabile

che invece significa appagare il palato senza cercare lo sballo

nell’alcol e senza abusarne.

Sul food pairing

c’è ancora molto

da scoprire, le proposte

vanno studiate e calibrate

rispetto al target