IL TEAM
DI AFRICA
EXPERIENCE
NOVEMBRE 2017 /
Mixer
7
VENEZIA: ORIENT EXPERIENCE
RISTORANTI DI RICHIEDENTI ASILO,
E IL VIAGGIO CONTINUA NEL PIATTO
Tre ristoranti a Venezia, Orient Experience 1 e 2
e Africa Experience, e uno al debutto a Padova,
Peace&theSpice con 14 soci che hanno una partico-
larità: sono tutti profughi. Come ci racconta l’ideatore
del progetto, l’afgano
Hamed Ahmadi
: “Per tutti i
migranti ècentrale l’ideadel viaggiochehannodovuto
affrontare per arrivare in Italia, durato anche quattro
anni, con sei-setteconfini attraversati illegalmente. Da
ogni luogo incui si sono fermati hannopresoqualcosa,
una spezia, un ingrediente, una lavorazione, che ha
cambiato la ricetta tradizionale del loro Paese: sono
queste contaminazioni che raccontiamo nei nostri
menu. Il primo “parla” della Via della Seta dall’Afgha-
nistan a Venezia. Poi abbiamo replicato l’idea sulla
rotta dei migranti africana. Abbiamo organizzato dei
Masterchef: i vincitori sono entrati a far parte dello
staff dei ristoranti e i loro piatti sono in menu. Da noi
nessuno ha un ruolo definito, deve imparare a fare
tutto. Raccontiamo le storie direttamente, abbiamo
una clientela fatta da veneziani e studenti, con i quali
abbiamo costruito un rapporto che va oltre la cucina.
Organizziamo eventi culturali e musica, un altro stru-
mento molto forte per aprirsi e mostrarsi agli altri”.
Una formula che ha funzionato, e che gli organizzatori
vorrebbero portare in altre città italiane: “abbiamo
già contatti a Milano, Catania e Palermo”. Il prossimo
“RefugeeMasterchef” a novembre coinvolgerà tutte
le nazionalità, come sempre con la collaborazione di
insegnanti e studenti dell’istituto alberghiero Barba-
rigo di Venezia.
LA STORIA: YOUSSUF MARUFKHEL
Cuoco afghano, socio lavoratore del ristorante Orient
Experience II, ha vinto il Masterchef organizzato a Mi-
lano qualche mese fa. “Sono partito nel 2005 e, dopo
Grecia e Austria, sono approdato in Italia nel 2014. In
Afghanistan aiutavomio fratello nel suo ristorante, ma
non in cucina. Ho imparato una volta partito. Quando
miamamma cucinava io la osservavo, ame basta guar-
dare un piatto per capire come prepararlo. In Afgha-
nistan è più dura perché non ci sono i macchinari che
trovi qui. Cuciniamo ricette da Afghanistan, Grecia,
Iran, Pakistan, Kurdistan, Siria e Italia. All’inizio è stato
un po’ duro in Italia, ma poi ho conosciuto Hamed e
gli altri ragazzi che hanno creato questi ristoranti. Ho
lavorato in un locale italiano, mi trovavo bene, ma qui
è un’altra cosa, lo sento anche mio”.
HAMED
AHMADI