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Mixer

/ NOVEMBRE 2017

IL PUNTO

del presidente FIPE Lino Enrico Stoppani

È

attuale la discussione sulla ipotesi di istituire

unaUniversitàdell’Accoglienza

,conlaparallela

trasformazionedegliIstitutiTecnico-Alberghieri

in “Licei dell’Ospitalità”, che sta raccogliendo

allargata condivisione e sostegno, a partire dai Ministri

che, a vario titolo, hanno competenze sul tema.

È sicuramenteunprogetto importanteedambizioso

,

per tanti motivi, anche facilmente comprensibili, so-

prattutto per gli addetti ai lavori, tra i quali il definitivo

riconoscimento culturale e l’assegnazione di dignità

accademica ancheai temi collegati all’enogastronomia,

con il rafforzamento del ruolo che il Sistema Turismo

italiano dovrebbe avere nelle strategie di sviluppo

economico del nostro Paese.

Visto che il progettoha trovato immediatoappoggio

anche dalla Politica

, registro innanzitutto con soddi-

sfazione che la deriva normativa che sta caratterizzan-

do la legislazione del nostro settore, dove i requisiti

professionali e i vincoli di accesso al mercato sono

stati quasi totalmente rimossi con le Liberalizzazioni,

è messa in discussione dalla riconosciuta opportunità

di istituire un corso di laurea, che prepari e rafforzi

conoscenze, competenze e titoli per un settore nel

quale oggi tanti fanno tutto, o meglio, tutti sanno

fare poco di tutto!

È da tempo che Fipe denuncia una dannosa stri-

sciante dequalificazione nell’attività di ristorazione

,

nel senso lato del termine, favorita da una normativa

più interessata a favorire concorrenza nel settore, con

l’obiettivo di calmierare le dinamiche dei prezzi, piut-

tosto che preservare e tutelare i vincoli qualitativi e

di sicurezza igienico-sanitaria, che mal si combinano

stressando la competizione, che riduce i margini per

gli investimenti migliorativi, indebolendo anche il cor-

retto presidio dei rischi alimentari.

L’istituzione di un percorso universitario e modalità

di accesso nel mercato

sembrano aspetti tra loro indi-

pendenti e scollegati, perché alla laurea non consegue

la certezza di una attività imprenditoriale nel settore,

che continuerebbe ad essere aperto ad una pluralità di

soggetti: laureati, diplomati, autodidatti o improvvisati.

Il progetto in discussione, però, ha l’obiettivo di alzare

le competenze generali degli operatori e, quindi, ha

senso se accompagnato anche da una revisione della

normativa che disciplina le modalità di esercizio delle

attività di Pubblico Esercizio, dando cioè forza e digni-

tà all’essenziale requisito professionale che consente

l’accesso alla professione, oggi ammesso sulla base di

requisiti minimi, che portano poi all’approssimazione e

alla dequalificazione a cui ho fatto riferimento.

Altro aspetto da non sottovalutare

è anche il rischio

di ritardare l’accesso al lavoro nel settore, perché i

mestieri, come quello di cuoco, pasticcere o came-

riere, hanno bisogno di pratica, altrettanta gavetta, e

soprattutto si imparano da giovani. Il percorso di lau-

rea professionalizzante, quindi, deve saper combinare

studi che trasferiscano competenze teorico-culturali,

con solide basi tecniche, che solo l’esercizio manuale

può sviluppare.

L’attuale mercato del lavoro è caratterizzato da un

forte disallineamento

tra le competenze richieste

dalle imprese e quelle offerte dalla scuola: questo

mismatch è causato dal progresso tecnologico, dalla

globalizzazione, dalla demografia e da tanti altri fat-

tori, ma evitiamo che il lodevole progetto alimenti

ulteriormente questo divario.

Università e Cucina:

ricercare la giusta ricetta