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Mixer
/ NOVEMBRE 2017
IN PRIMO PIANO
Storie di integrazione
C
ibo buono e verace e storytelling. No, non
vi stiamo propinando le solite, ancorché
doverose regole di marketing ristorati-
vo o l’ultima ricerca di mercato. In realtà
quell’incrocio magico tra buon cibo e racconto, che
ha fatto il successo di un Farinetti e di centinaia di
ristoranti nel mondo, si incontra idealmente nella
figura del migrante.
Un uomo o una donna che ha dovuto imparare a cuci-
nare durante un lungo viaggio per arrivare nel nostro
Paese, o che il cuoco lo faceva già, perché era il suo
mestiere. E che ha tanto da raccontare.
Per questo molti progetti di integrazione in tutta Italia
partono proprio dal cibo. E le iniziative che riportiamo
qui sotto non sono solo buone, solidali, umane, ma
funzionano e sono apprezzate proprio dagli italiani
che, ingenere, dimigranti nonvoglionosentireparlare.
Ma sanno apprezzare la loro cucina, quando è buona.
In fondo è questa la magia: condividendo lo stesso
cibo si abbassa la guardia, le divisioni di lingua, cultura
o colore della pelle si smorzano e, conoscendosi, si
allontanano le paure.
“La cucina ha tanti colori e già le cose colorate sono
belle; se poi vai in profondità, dietro ogni piatto c’è
una storia. E poi, è economica” dice
Hamed Ahmadi
di
OrientExperience
. “Lacucinaèsocializzante,mette
tutti sullostesso livello, attornoaun tavolo ledifferenze
si assottigliano – spiega
Edoardo Todeschini
di
Rob
de Matt
–. Nel lavoro di brigata poi si litiga e si urla,
ma si è anche molto uniti, ci si aiuta, si condivide”.
Abbiamo raccolto tre storie, diverse ma accomunate
da una identica passione.
La cucina più
buona?
È migrante,
contaminata,
e racconta
delle storie
di Anna Muzio
NASCONO IN TUTTA ITALIA
PROGETTI DI INCLUSIONE
CHE PARTONO DALLA CUCINA,
STRADA MAESTRA PER
CONOSCERSI E SUPERARE
LE DIVISIONI. PERCHÉ IL CIBO
DEL FUTURO SARÀ SEMPRE
PIÙ METICCIO, FUSION,
MA ANCHE SINCERO