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FEBBRAIO 2018 /

Mixer

75

arrivare? Le risposte forniscono un’anima unica ai cocktail,

abbinando sempre i sapori della cucina a quelli del drink che

verrà fuori. Il dove vogliamo arrivare definisce esattamen-

te cosa voglio raggiungere nel cliente che ho davanti ogni

giorno, creando con lui un collegamento mentale costante

ed evocando ricordi, sapori e profumi talvolta anche lontani.

L’ispirazione mi arriva quasi sempre dai fantastici chef con

cui collaboro perché penso fermamente che la cucina sia la

madrepatria dei sapori, dei profumi e che sia la chiave per

raggiungere la conoscenza. Riesco così a sviluppare diverse

tecniche da ogni prodotto che tocco con mano in cucina e

che vedo lavorare, riportandolo nei miei cocktail.

Che formazione hai avuto e quanto è stato importante

per te studiare?

Ho avuto la fortuna di formarmi sotto diversi aspetti e in

numerose parti del mondo: ho iniziato nel 1996 in Aibes, per

poi arrivare in Planet One dove ho potuto studiare molto e

diventare trainer essendosicurocheeronel centronevralgico

della formazionesiaper i prodotti utilizzati cheper le tecniche

sperimentate e approfondite negli anni. Questo percorso

mi ha aiutato a capire la direzione che volevo prendere co-

me scelta di miscelazione. Poi, per mia inquieta curiosità,

ho viaggiato molto e questo mi ha permesso di arricchirmi

molto sia nella cultura generale dei prodotti che toccavo con

mano, sia approfondendo la cultura del cliente che avevo

davanti. Questo ha facilitato molto il mio lavoro, oltre ad

avermi permesso di vedere posti incredibili, dove poi, per

alcuni periodi, ho vissuto un po’ più a lungo.

A tal proposito sappiamo che hai avuto esperienze alle

Canarie e anche in Australia: quali sono le differenze

sostanziali che hai notato nella miscelazione?

Sono state due esperienze incredibili. Sicuramente sono

posti in cui il modo di vivere e la cultura del bere sono to-

talmente opposte tra loro. Alle Canarie mi sono divertito

moltoperché ho sperimentatoe aperto il primo cocktail bar,

entrando inuna cultura neofitaper questa tipologiadi locali.

Lì hanno uno stile di vita semplice, si vive prevalentemente

di spiaggia e di surf. Qui la miscelazione è più dolce. Dicia-

mo che la parte zuccherina nei cocktail è più alta rispetto

alle altre parti d’Europa. In Australia, paradossalmente, è

stato più facile. Mi sono ritrovato in un ambiente in cui la

cultura anglosassone è forte e lo stile di vita diverso. Tiene

molto in considerazione il bere bene e i locali sono di gran

lusso. La birra e il vino devono essere sempre presenti,

prevalgono Rum Bar e Speakeasy, la miscelazione è come

quella londinese con diverse lavorazioni e le presentazioni

sono sia complesse che minimal.

Credo che l’andamento alcolico

stia prendendo la direzione delle

agavi (tequila e mezcal), seguiti

poi da whisky e gin

TEQUILA:

UP

MEZCAL:

UP

WHISKY:

STABILE

GIN:

DOWN

UP

&

DOWN

CLASSIFICA SPIRITS

DI ANDREA FIORE