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Mixer

/ FEBBRAIO 2018

MIXABILITY

Bartender

Ora sei a Firenze in uno dei

locali più belli d’Italia.

Qual è il format che avete

pensato, e quale l’idea che l’ha

fatto nascere?

Locale Firenze è nato dall’intuizione

di un gruppo di persone ‘visionarie’, tra

cui il Direttore Faramarz Poosty. La location

era la falegnameria di una banca importante d’Italia,

un posto sporco, umido, assolutamente improponibile. L’idea

è stata quella di far rivivere l’arte rinascimentale. E ci sono

riusciti. Locale Firenze è un posto unico, come unica è la sua

struttura, i cui livelli, giunti intatti fino a noi, fanno rivivere la

Firenzedel duecentoedel cinquecentocome inunamacchina

del tempo. Pensate che questa è stata la seconda casa della

famiglia ‘de’ Medici’: Palazzo Concini. Ci è voluto un po’ per

capire il format da dare al locale, abbiamo cambiato filosofia

più volte perché avevamo bisogno di capire bene il tipo di

clientela che ci saremmo trovati davanti e come saremmo stati

percepiti sul territorio nazionale.

Cosa cerca l’avventore nel momento in cui entra da

voi e come rispondete alle richieste sia nel servizio che

nella miscelazione?

La nostra clientela è davvero variegata perché proviene da

tutti i continenti e con un tenore di vita altissimo… sono quasi

tutti ospiti dei migliori hotel 5 stelle di Firenze. Da marzo a

ottobre abbiamo avventori perlopiù stranieri, mentre durante

l’inverno c’è una clientela più locale a cui si affianca un 40%

di turisti. Proprio per loro abbiamo creato una disposizione

ad hoc del locale: evitiamo per esempio che le persone che

alloggiano nello stesso albergo si ritrovino nella stessa sala,

affinché non vedano sempre le solite facce. La nostra filosofia

per conquistare la clientela è far vivere loro un’esperienza in-

dimenticabile, fermo restando che già il luogo parla da solo,

ma soprattutto grazie a un connubio perfetto tra mixability

e cucina assieme allo chef Danilo D’Alessandro, che è stato

alunno di Alain Ducasse.

Quanti sono i bartender di Locale Firenze?

Siamo due bar manager e quattro bartender: io mi occupo

delle creazioni e sperimentomaggiormente il prodotto, Mat-

teo Di Pienno è focalizzato soprattutto sulla bottigliera e sul

rapporto con le aziende. Insieme facciamo un gran lavoro

di squadra e creiamo le ricette presenti in menù. Il ruolo

del bartender, da noi, come in qualunque locale di un certo

tipo, è fondamentale. Deve essere formato, oltre ad avere

la predisposizione a entrare in costante contatto, dialogo e

confronto con il cliente per fidelizzarlo, quindi farlo tornare.

Andrea, quali sono le tendenze future che prevedi?

Il bartender dovrà sperimentare tecniche sempre diverse

andando ogni giorno verso una semplificazione del servizio

in favore di un maggiore contatto con il cliente.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Più che di progetti parlerei di desideri. Mi piacereb-

be che Locale Firenze ricevesse la prima Stella Mi-

chelin e rientrasse nella classifica dei migliori 50 lo-

cali del mondo (World’s Best Restaurants).

E questo sarebbe solo il primo sogno nel cassetto…