Green Economy
GESTIONI E IMPRESA
Il futuro dei pubblici
esercizi è (anche) verde?
IL MONDO DEL FUORI
CASA HA RECEPITO
IL TREND DELLA
SOSTENIBILITÀ CON
DIVERSE VELOCITÀ
E DIFFERENTI
STRATEGIE
DI OSSERVATORIO HOST
D
a semplice greenwashing a fattore
strategico. Anche nella filiera dell’ho-
reca la salvaguardia delle risorse, il
risparmienergetico,l’attenzioneall’ef-
ficienza dei processi per un consumo
etico stanno diventando rilevanti. E guidano
l’innovazionetecnologicael’ideazionedinuovi
format. Che la sostenibilità sia uno dei trend
più promettenti per permettere anche alle
economie mature di continuare a crescere,
anche se non ai ritmi di quelle emergenti, è
noto già da diversi anni. Almeno da quando
il presidente BarackObama, durante il primo
mandato, ha lanciato la green economy come
una delle principali sfide che gli Stati Uniti
dovranno affrontare nel nuovo secolo. E che
sia una delle scommesse del futuro anche
per il Vecchio Continente lo conferma uno
studio commissionatodall’UnioneEuropea al
Fraunhofer Institute, secondocui neiprossimi
10 anni l’economia ecosostenibile creerà 2,8
milioni di posti di lavoro in Europa e aggiun-
gerà circa un quarto di punto all’aumento del
PIL continentale.
SOSTENIBILI AL BAR E AL
RISTORANTE
Il mondo del fuori casa ha recepito questo
stimolo con diverse velocità, secondo i seg-
menti e i Paesi. L’Italia, va detto, non è stata
uno dei mercati più pronti, scontando una
storica indifferenza di alcuni operatori – se
non diffidenza – verso i temi “eco”. Nel nostro
Paese, paradossalmente, è stata proprio la re-
cessione degli scorsi anni a far comprendere
chelasostenibilità,einparticolareilrisparmio
energetico, nonsonosologreenwashing, cioè
un’operazione di rinfresco dell’immagine in
salsa ecologica, ma un autentico vantaggio
gestionale.
Lo conferma una survey che Host aveva con-
dottoprimadidareavvioalpremioHostSmart
Label che ha debuttato nel 2013 (e dedicato
appunto all’implementazione di soluzioni
sostenibili nel fuori casa) su un campione
rappresentativo dei propri espositori, tramite
un questionario con risposte chiuse a scelta
multipla.Neemergeun’ideagià“matura”della
sostenibilità: alla domanda su cosa significhi
per una azienda essere sostenibile, ricevono
i punteggi più alti le due risposte che più si
avvicinano al concetto People, Planet, Profit
promosso dalle organizzazioni internazionali
dedicate, ovvero “essere a impatto zero” (45%)
e “fare profitti senza sprecare risorse” (30%).
Maèsoprattuttolatipologiadiiniziativemesse
incampochedimostracomelasostenibilitàco-
minciaesserevistacomefattore
strategico:benil 65% dei rispondenti infatti dichiara di avere
adottato iniziative per il taglio degli sprechi,
l’ottimizzazione dei processi e la razionalizza-
zione della logistica. Resta molto importante
anche il risparmio energetico (45%). Il 30%
rispondenti dichiara di puntare su prodotti e
fornitori a impatto zero e solo il 10% non ha
adottato nessuna iniziativa.
Un rapporto complesso col “mondo esterno”
Anchenellemotivazioni prevaleunapproccio
strategico: la risposta più scelta evidenzia le
esigenzedirazionalizzazioneeottimizzazione
(55%); tuttavia è ancora molto forte il con-
cetto di “greenwashing” (darsi un’immagine
positiva puntando sull’ecologia) se ben il 40%
dei rispondenti afferma di adottare iniziative
sostenibili per migliorare l’immagine. Minore
il peso dei clienti (20%) e ancorameno sentito
il vincolo delle normative (10%).
Nel rapporto con i clienti e il mercato si nota
una discrepanza tra le due relazioni. Mentre
rispetto al mercato, infatti, nessuno considera
la sostenibilità una moda passeggera e il 55%
ritiene che i mercati siano sempre più attenti
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Mixer
SETTEMBRE 2014