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08 Maggio 2020C'è pessimismo sulla ripartenza del settore ristorazione in Puglia dove l'83% dei ristoratori, secondo un sondaggio promosso dal consorzio "La Puglia è servita" tra i 70 imprenditori associati, teme che non ci saranno clienti a sufficienza per reggere i costi alla riapertura dei ristoranti prevista dal governo per il 1° giugno.
E sulla data della ripartenza il comparto sembra spaccato col 45,8% dei ristoratori che, dal Gargano al Salento, vuole ripartire nel 2021, mentre il 41,7% si dichiara pronto a riaprire al più presto, e comunque il prossimo primo giugno. "In Puglia è emerso un mondo della ristorazione spaccato, ma tutti sono d'accordo su un punto: subiranno molti danni per il taglio dei posti a sedere. I ristoratori del nostro Consorzio - fa notare il direttore del Consorzio Vittoria Cisonno - basano la loro attività sul convivio, che va ben oltre del semplice cibo". Inoltre, per il 45,8% ci vorrebbe un piano per riaprire il prossimo anno, con fondi pubblici. Ma c'è un 41,7% più ottimista che ha voglia di verificare se si può ripartire. E il distanziamento sociale? In Puglia il 29,2 % ha già procurato i Dip e sta formando lo staff. Uno su otto subirà un danno sostenibile per la riduzione dei posti a sedere (12,5%) e 1 su 5 non potrà applicare il distanziamento".
Cosa chiedono al Governo i ristoratori pugliesi? "Il 20,8% indica, come unica possibilità, la cassa integrazione fino a fine anno", sottolinea Beppe Schino, presidente del Consorzio "La Puglia è Servita". "C'è una bella differenza con quanto, in queste ore, secondo le prime indiscrezioni il governo vorrebbe fare: cassa integrazione solo fino a ottobre. Ma con una magra stagione estiva, come potranno sopravvivere le aziende della ristorazione e del turismo enogastronomico? Inoltre, il 37,5% chiede l'accesso rapido a strumenti di liquidità finanziaria e il 29.2% la cancellazione di imposte e tasse per tutto il 2020".
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A cura di Matteo Cioffi
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