bevande
11 Gennaio 2018L’anno da poco cominciato si preannuncia davvero d’oro per la Thomas Hardy’s Ale. Non solo sul piano commerciale, grazie alle richieste sempre più insistenti che giungono da ogni parte del mondo. E non solo a livello qualitativo, vista l’esperienza accumulata in questi anni che ha permesso all’equipe capitanata da Derek Prentice di affinarne il processo produttivo.
Il 2018 sarà l’anno d’oro della Thomas Hardy’s Ale perché celebra proprio l’anniversario più prestigioso, il cinquantesimo, da quando le prime bottiglie hanno visto la luce nel 1968. Cinquant’anni in cui la Thomas Hardy’s Ale si è pian piano trasformata, da birra celebrativa (fu prodotta per commemorare l’artista morto l’11 gennaio 1928) ad attesa ricorrenza annuale, fino a rarissima perla da collezione dopo la chiusura del birrificio Eldridge Pope e ad oggetto dei desideri oggi, tornata in produzione grazie all’intuito di due imprenditori italiani e capace di attirare le attenzioni internazionali di appassionati e addetti ai lavori.
Quello che non è cambiato, in questi cinquant’anni spesso travagliati, è la birra: non certo la ricetta, leggermente variata già tra il ’68 e la seconda produzione datata ’74; ma le caratteristiche uniche e peculiari di questo Barley Wine che ha fatto scuola sono ancora immutate. Altissima gradazione alcolica, note maltate e di frutta sotto spirito, colore “luminoso come un tramonto d’autunno” – citando proprio Thomas Hardy – e capacità di migliorare con gli anni, anzi i decenni, di affinamento in cantina…
E poi le bottiglie, da collezione, variate nel formato ma sempre numerate. Anche con edizioni speciali, come la “Royal Thomas Hardy’s Ale” del 1983 o la “Silver Anniversary” del 1993, che celebrava i 25 anni della Thomas Hardy’s Ale. Chissà se anche le bottiglie di “Golden Anniversary” del 2018 ci riserveranno qualche sorpresa.
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A cura di Rossella De Stefano
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