PIù CONSUMI
ALIMENTARI IN CASA,
MENO AL RISTORANTE.
MA SIAMO SICURI CHE
SIA PROPRIO COSì?
di luciano sbraga
direttore centro studi fipe
confcommercio
L
a crisi non risparmia
nessuno. Soprattutto
quando ha dimensioni
eccezionali come l’at-
tuale. Tanto per rinfre-
scare la memoria ricordiamo
qualche numero.
Una sforbiciata ai consumi per
sessantaseimiliardi aprezzi re-
ali, 12,6%di disoccupazione, 6
milioni di persone incondizio-
ne di povertà assoluta, -10% il
potered’acquistodellefamiglie
rispetto al 2007, inflazione in
territorio negativo tanto per
richiamare lo spettro della
probabile deflazione.
Appenaqualchesettimanafala
BCE ha assunto decisioni stra-
ordinarie per affrontare una
situazione straordinaria. Ma
l’azione di politica monetaria
senza una contestuale azione
di politica fiscale (leggi ridu-
zione della pressione) rischia
di essere inefficace soprattut-
to in un Paese come il nostro
che tra i tanti problemi di cui
soffre sconta anche quello di
una domanda interna che non
dà segni di rilancio.
Nell’ambito della più genera-
le caduta dei consumi colpi-
sce, come da più parti è stato
prontamente rilevato, il taglio
dellaspesaalimentare.Unfatto
rilevante sia perché i consumi
alimentari sono sempre piut-
tosto anelastici rispetto alla
congiuntura, sia perché tutto
ciò avviene nel Paese dell’ec-
cellenza gastronomica.
Tra il 2007 ed il 2013 i con-
sumi alimentari nel canale
domestico hanno subito una
riduzione reale pari ad oltre 15
miliardi di euro. A giugno di
quest’anno la variazione delle
venditealdettagliodeiprodotti
alimentari (valorecorrenteche
incorpora anche la dinamica
dei prezzi) ha fatto registrare
un -2,4% rispetto allo stesso
mese di un anno fa.
Di questi fatti non c’è traccia
nei sondaggi che mirano a
rilevare i comportamenti di
acquisto dei consumatori.
Nel recente rapporto Coop
2014 “Consumi e Distribuzio-
ne” la riduzione della spesa
perprodotti alimentari occupa
la penultima posizione nella
graduatoria della spending
review delle famiglie, appena
primadelle speseper la salute.
Il 29%delle famiglieaffermadi
spenderemenodell’annoscor-
so per l’acquisto di prodotti
alimentari e l’11% dichiara,
invece, di spendere di più.
Ai primi tre posti, parliamo
quindi dei settori nei quali si
concentrerebbero i tagli mag-
giori, troviamo ristorazione,
turismo e spettacoli (cinema,
teatri, concerti).
Ma siamo sicuri che le cose
stiano proprio così? Mettendo
a confronto la dinamica reale
dei consumi in casa e fuori ca-
sa sembrerebbe di no, almeno
per quanto riguarda l’effetto
sostituzione.
RISULTATI “viziati”?
è assai probabile che i risultati
dei sondaggi siano “viziati” da
fattori psicologici connessi alla
scaladi accettabilitàsocialedei
comportamenti di consumo.
Sarà per questa ragione che la
riduzionedei consumi alimen-
tari occupa sempre le posizio-
ni basse nelle graduatorie dei
tagli che vengono elaborate in
tutti i sondaggi.
Ma c’è anche un fatto tecnico
I consumi fuori casa:
un’analisi generale
18
mixer
ottobre 2014
80,0
82,0
84,0
86,0
88,0
90,0
92,0
94,0
96,0
98,0
100,0
102,0
2007
2009
2010
2011
2012
2013
2014
in casa
fuori casa
2008
Spesa delle famiglie per consumi alimentari
in casa e fuori casa – N.I. 2007=100
Economia
IN PROFONDITà
Fonte: Centro Studi Fipe su dati ISTAT