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E

sistono termini, in

lingua anglosassone,

che tradotti in italiano

sembra non meritino

neppure un significato

ampio e completo, proprio in-

vece della lingua che li ha ori-

ginati. È il caso di packaging,

grossolanamente tradotto con

il termine fortemente svilente

di imballaggio.Mai traduzione

fu così fuorviante, limitante e

impropria: il concettostessodi

packaging va ben oltre l’idea

di proteggere un oggetto, in

questo caso una bevanda. È

marketing, grafica, naming,

posizionamento del prodotto,

target ben specificodi clienti e

consumatori, in una semplice

frase è una scelta strategica.

Sempre più importante e de-

cisiva per il successo di ciò

che si commercializza: nulla è

lasciato al caso, dietro a ogni

etichetta, a ciascun colore, a

quel particolare font sceltoper

scritte e indicazioni varie, a

qualsiasi forma di bottiglie o

lattine che siano c’è una scelta

consapevole, studiata, pensa-

ta e lungamente testata. Nel

settore beverage, poi, tutto è

ancora più complesso: vini e

distillati, acque e succhi, soft

ed energy drinks, ognuno con

caratteristiche e consumatori

diversi, con i quali è facile per-

dersi di vista senon simettono

in atto strategie concrete e ra-

gionate. Per quanto riguarda

poi creatività, input e nuove

tecnologiepackagingora vuol

dire innovazione, funzionali-

tà, sostenibilità, personalizza-

zione e, ovviamente, design.

Dietro a ogni etichetta e a cia-

scuna bottiglia o lattina che

sia, quindi, c’è una storia a sé.

Identità, ricerca

possibile

«Negli anni ’90 osammo con

l’etichetta dell’acqua

Alisea

racconta

Veronica Franzini

dell’agenzia Rossa - stampata

sul retro e leggibile attraverso

il vetro; nessuno ci aveva mai

pensato prima. Ma il cliente

osò con noi e la cosa funzionò

al punto da essere copiata in

seguito». Da allora molto altro

è stato fatto, grazie anche ai

plus del vetro: riciclabile, eco-

logico, può avere mille forme

e colori, e parecchie possibi-

lità di personalizzazione. La

tendenza di vetro e PET, al

di là del minimalismo esteti-

co o, al contrario, dell’estrema

ricerca del particolare, rimane

ancora quella delle cosiddette

“limited edition” per ricorren-

ze, personaggi famosi italici

o meno; le sponsorizzazioni

golose certo non mancano,

e contribuiscono, anche dal

punto di vista grafico, a con-

dizionare la scelta d’acquisto

o consumo. Il discorso cam-

bia parecchio se si affrontano

succhi e derivati, soprattutto

soft drink: «naturalità, storici-

tà, italianità – il grafico

Paolo

Nuove tecniche di produzione,

idee innovative e fuori dal

coro, forte ricerca di identità

di prodotto, strategie mirate e

aggressive, estrema creatività

in sinergia con gli obiettivi.

Tutto questo, e

altro ancora, è

packaging 3.0, che

guarda al futuro

partendo anche dal

passato

di Andrea Matteucci

Una questione

di strategia

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mixer

marzo 2015

Packaging 3.0

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