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Mixer

GIUGNO 2015

Cosa conta di più per fare una buona pizza?

L’impasto è la base, la parte più importante del nostro

lavoro, perché siamo pizzaioli, il mondo della pizza

nasce da lì. A seconda del tipo di impasto costruisco

a ritroso la pizza decidendo quali ingredienti utilizzare

per la copertura. Se l’impasto ha un’acidità marcata

abbinerò un pomodoro dolce datterino e una burrata.

Sono fondamentali anche le materie prime sulle quali

non scendo a compromessi: vanno trasformate e lavorate

il meno possibile. Tutto è concatenato, bisogna trovare

il giusto equilibrio.

Che rapporto c’è tra innovazione e tradizione?

È un po’ come il rapporto tra naturalità, tecnica e tec-

nologia. Se non hai le basi della tradizione non puoi

permetterti di fare innovazione. Così come nonpuoi fare

un prodotto naturale se non hai la tecnica e la tecnologia

necessarie per farlo. C’è stato un boom di prodotti bio

e naturali che ci hanno portato a consumare prodotti

difettosi, il pane con troppa acidità ad esempio, che

non è una caratteristica del pane antico che è buono,

sprigiona profumo di grano. La piacevolezza è il primo

requisito che non può venire mai meno.

Ha avuto dei maestri?

Tantissimi, nominarne uno significherebbe fare torto ad

altri 100. Sono stati tanti i cuochi disposti ad aprirmi

la loro cucina. Carlo Cracco mi ha dato tanto, è una

persona schietta, Lionello Cera che stimo per la sua

etica lavorativa, ma si può imparare da tutti.

Quale politica dei prezzi adottare?

Deve esserci un giusto rapporto tra prezzo e qualità.

Devo poter scegliere, all’interno del menu, la cifra da

spendere [abbiamo pizze dai 9 ai 30 euro], perché la

scelta di certe materie prime e la lavorazione hanno

un prezzo, e questo va comunicato al cliente che deve

essere reso partecipe delle scelte fatte. Se non facciamo

questo, lasciamo incompleto il nostro lavoro.

Il futuro della pizza italiana?

Penso che ci sarà una selezione naturale tra chi caval-

ca l’onda del business e i troppi che lavorano ancora

male, anche se alcuni sopravviveranno, se c’è spazio

per McDonalds c’è spazio anche per loro. La crisi però

è servita a questo: chi crede che il cliente sia stupido,

non capisca, dovrà ricredersi. C’è tanta informazione

specie tra i ragazzi, che hanno un modo diverso di

comunicare, più veloce, e sono abituati a vivere in una

società mutietnica, hanno voglia di conoscere cose

nuove. Esistono insomma ancora grandi potenzialità

non sfruttate.

M

RISTORAZIONE

Simone Padoan

CASSIS IN CILINDRO DI CACAO

TORTINO AL PROFUMO ESOTICO

ROSSO DOLCE