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L’obiettivoèproprioquellodi eliminare

ogni sortadi squilibrioedi concorrenza

sleale

tra un pubblico esercizio tradizio-

nale - tenuto ad attenersi puntualmente

alle norme e severamentemonitoratonella

sua operatività quotidiana - e questi new

business che operano in terra di nessuno,

ancora scevri da vincoli e controlli innome

del social eating.

L’OPiNiONe deLLa fiPe

Una disparità non facilmente comprensi-

bile e su cui la Fipe ha molto da ridire.

L’associazione, infatti, non condivide il fatto che si

facciano, ad oggi, due pesi e due misure. Per questo

ha salutato con positività il pronunciamento del Mise.

«Vede – spiega

Marcello Fiore, Direttore Generale

della Federazione dei Pubblici esercizi

- l’attività di

Home restaurant è un’attività imprenditoriale a tutti

gli effetti in quanto l’imprenditore (in questo caso il

padrone di casa) predispone un bene (cucina domestica,

derrate, attrezzature varie) per conseguire un guada-

gno. Nessuna differenza, dunque, rispetto all’attività

di somministrazione propria di un pubblico esercizio

tradizionale».

Quale normativa dovrebbe regolare l’attività?

L’home food dovrebbe confrontarsi con le norme giu-

ridiche in tema di ristorazione e somministrazione

al pubblico di alimenti e bevande, come la legge n.

287/1991, poi modificata dal decreto legislativo di re-

cepimento della direttiva 2006/123/CE o come le varie

leggi regionali. Non basta, non dimentichiamoci della

legge n. 283/1962 che disciplina la produzione e la

vendita delle sostanze alimentari e delle disposizioni

del codice penale in tema di frodi alimentari (artt. 440,

442, 444 c.p. etc.).

E

invece siamo davanti al Far West. Come mai que-

sto corto circuito?

Perchémancano ancora i controlli ad hoc. Il fenomeno è

troppo recente e le autorità (parlo di Asl, Agenzia delle

Entrate, Guardia di Finanza, Nas, Polizia) non lo cono-

scono ancora bene. Per questo la Fipe si sta muovendo

in questa direzione, allo scopo di sollecitare i controlli.

Ma, e la domanda sorge spontanea, come funziona

il meccanismo dal punto di vista fiscale?

Sotto questo profilo, l’Home Restaurant si definisce

un’attività saltuaria d’impresa che è comunque soggetta

a dichiarazione e certificazione dei corrispettivi.

Molti Home Restaurant hanno scelto la strada del-

la segretezza, presentandosi come circoli privati.

Cosa ne pensa?

Lo giudico un mero escamotage che non rispetta la

situazione reale. Nel circolo, infatti, la quota associativa

dovrebbe prevalere su quella dei servizi, nel caso degli

Home Restaurant ciò, invece, non accade, dal momento

che la sua attività prevalente (offrire cibo e bevande) si

sostanzia in quella di un pubblico esercizio.

M

52

mixer

luglio/agosto 2015

ristorazione

Formule concorrenti

L’associazione dei Pubblici esercizi,

esprimendo apprezzamento per

la risoluzione del Mise, e per

amplificarne gli effetti, rinnova alle

associazioni territoriali l’invito a

sollecitare i controlli di tali attività

attraverso la presentazione di un

esposto/denuncia alle autorità

competenti.

Lo schema di esposto/denuncia va

completato:

1

con l’indicazione del o dei

soggetti che effettuano la attività

di home restaurant

2

con la riproduzione della

pubblicità degli stessi soprattutto

relativa alla offerta di prestazioni e di

ogni altra utile indicazione

3

con il nominativo del

denunciante (Presidente,

Direttore, Segretario di Fipe/

Confcommercio). Qualora sul

territorio vi fossero difficoltà a

sottoscrivere tale documento

provvederà la sede centrale.

l’iNiZiAtivA FiPE

Sollecitiamo i controlli

tanti i

protagonisti,

ecco qualcuno

dei più cliccati:

cooking

So Nice, le

cesarine,

Gnammo,

ceneromane,

BonAppetour,

Eat With,

mamau, ma’

Hidden Kitchen

Supper club

Gli AttoRi