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polli ruspanti al mercato di San Lorenzo”

ci dice Annie, che ci racconta anche una ri-

cetta povera rivisitata dal suo primo chef, il

romagnolo

Italo Bassi

, che lavora come una

diarchia con il milanese

Riccardo Monco

,

proposta anche nella tappa girata all’Enoteca

nell’ultimo Masterchef. Ovvero i

Pici con le

briciole

: “Era un piatto dei contadini, fatto

con poche risorse visto che dovevano dare

tutto ai nobili: un po’ di farina, olio, aringhe

affumicate, baccalà e alici sotto sale. Faceva-

no la pasta senza le uova, solo con farina e

acqua. A cui aggiungevano olio, aglio e un

po’ di acciuga ed erbe, del prezzemolo più le

briciole di pane. Il mio primo chef ha preso

l’impasto di pane che cresce con il lievito e

ha fatto i pici con quello, mantenendo il gusto

del lievito, servendoli poi con un pezzo dello

stesso pane con della burrata”.

la svolta

E fu proprio Annie a dare la svolta all’enote-

ca, decidendo di aprire in fondo al corridoio

una piccola cucina, dando l’inizio a una en-

tusiasmante storia di successo. Iniziata nel

1979 quando la coppia rilevò il locale dai

nove soci iniziali. “All’inizio non fu facile

perché i nostri clienti erano abituati a pren-

dere cibo al buffet e non a essere serviti con

piatti compiuti” ricorda Annie, “ma fu grazie

a

Luigi Veronelli

e a

Edoardo Raspelli

che

ci portarono nuova clientela ad iniziare ad

esser conosciuti, tanto che già nell’81 fum-

mo nominati nella Guida Michelin, nell’82

fummo insigniti della nostra prima stella e

nell’83 della seconda. Anno in cui entrammo

anche in

Relais & Chateaux

(l’associazione di

piccoli albergatori e ristoranti di livello volu-

ta da Marcel e Nelly Tilloy, ndr). Dieci anni

dopo fu un anno speciale per noi; prima en-

tusiasmante, con l’apertura del nostro primo

ristorante a Tokyo e la conquista della terza

stella. Poi accadde qualcosa di terribile: un

incendio in cantina ci fece perdere 25 mila

bottiglie di vino pregiate. Un incidente che ci

fece in seguito perdere la terza stella, perché

dovemmo trascorrere più tempo con i periti

dell’assicurazione che a seguire il locale”.

Ma nel 2004 l’Enoteca Pinchiorri riconquista,

questa volta senza più flessioni, la sua terza

stella. Intanto la sua avventura internaziona-

le continua: “siamo stati 19 anni nel famo-

so quartiere a Ginza, con un ristorante che

abbiamo dovuto chiudere perché bisognava

rinnovare l’immobile e in Giappone radono

tutto al suolo e poi ricostruiscono. Ma dal

Giappone non ce ne siamo andati, abbiamo

aperto altri due ristoranti a Tokyo poi chiusi

anch’essi, e, con la stessa società di Tokyo,

otto anni fa abbiamo aperto a Nagoya”.

Ma le richieste di aprire in altre metropoli

globali si sono succedute negli anni: “ci

hanno chiesto di aprire a Parigi a New York

e nelle principali città del mondo” spiega

Annie “a me piacerebbe rendere l’Enoteca

Pinchiorri un brand e aprire a Londra, la

capitale culinaria mondiale ad oggi”. Sempre

e comunque, però, nella tradizione tosca-

na. E fiorentina in particolare. Parola di

francese.

M

gli chef Italo Bassi e Riccardo Monco

il giardino del locale

Enoteca Pinchiorri che si

trova nell’antico palazzo del

‘500 Jacometti-Ciofi nel cuore

di Firenze è stata premiata

come Miglior Ristorante

d’Autore a Host Milano da

parte della giuria del Premio

Internazionale di Architettura e

Design “Bar, Ristoranti e Hotel

d’Autore 2016” per il progetto

di ristrutturazione realizzato

in collaborazione con lo

Studio P&M Palterer Medardi

Architecture. Un esempio

perfetto dell’incontro tra

conservazione e innovazione,

raggiunto grazie a un sapiente

utilizzo dei materiali e di

soluzioni architettoniche

originali.

ultim’ora

Un premio

internazionale

Giorgio Pinchiorri e Annie Feolde