FEBBRAIO 2016
Mixer
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E come si introduce con successo la birra
artigianale in pizzeria?
Non basta acquistare ottimi prodotti, occor-
re anche mantenerli in perfette condizioni.
Per preservare al meglio tutte le proprietà
organolettiche della birra non pastorizzata
bisogna rispettare specifiche regole in fatto
di temperatura, luce e umidità. Ecco perché
ci siamo dotati di un impianto di conserva-
zione e di spillatura per la birra artigianale.
L’investimento, sui 10 mila euro, ci consente
di offrire una spina perfetta. Ne proponia-
mo quattro a rotazione, oltre alle etichette
in bottiglia.
Vantate anche 600 etichette di vino, tra
bianco e rosso. Funziona di più l’abbina-
mento pizza e birra artigianale o pizza e
vino?
La birra è più richiesta, ma sono sempre di
più i clienti che ordinano il vino insieme alla
pizza, in particolare una bottiglia di bianco
o di bollicine per accompagnare una pizza
a base di pesce.
Organizzate anche eventi speciali?
Sì: tre o quattro volte all’anno ospitiamo in can-
tina degustazioni e abbinamenti di food&wine.
Sono momenti di socializzazione e di condi-
visione, che gratificano tutti: clienti, cantine
sponsor e noi. Purtroppo non abbiamo il tempo
di organizzarne di più.
M
Originaria della costiera amalfitana, emigrata
in Brianza negli anni ’50 e madre di sei figli,
Rosa non era mai stata sfiorata dall’idea
di lavorare. Finché, per necessità, non fu
costretta a prendere in mano le redini
dell’economia famigliare. Ma andiamo con
calma: approdata a Capiago Intimiano,
per anni si era divisa tra la gestione di
casa e bimbi e la passione per la cucina,
deliziando amici e parenti con pizze, biscotti
e torte preparate nel forno a legna della
sua taverna, mentre il marito si dedicava al
business. E sarebbe stato così per sempre
se lui non fosse stato colpito da una
paresi. Era il 1976: il minore dei sei figli
aveva un anno, il maggiore appena 13. La
situazione economica era difficile, occorreva
un espediente per sopperire al mancato
stipendio del marito. L’idea arrivò nel giro
di pochi mesi: una locanda di pizza e pesce.
Coraggiosa e determinata, Rosa trasformò
la passione per la cucina in un business.
Nacque così, nel 1977, “Pizzeria da Rosa”:
un piccolo locale dove mangiare una pizza
o un piatto di pesce cucinato secondo le
ricette tipiche della costiera Amalfitana.
«La pizzeria occupava il piano terreno di
casa nostra, una villetta sviluppata su più
livelli, e poteva accogliere una cinquantina
di avventori», ricorda Luca, l’ultimo dei sei
fratelli, quattro maschi e due sorelle gemelle.
«Per farla breve, la storia del nostro esercizio
è segnata da due tappe salienti. La prima
svolta è avvenuta nel 1992, anno della prima
ristrutturazione, dell’ampliamento e del
conseguente raddoppiamento dei posti a
sedere. Inoltre, fu allora che cambiammo
approccio. Mi spiego: fino ad allora avevamo
contribuito tutti al successo dell’attività,
ma senza una netta divisione dei compiti.
La necessità di cambiare approccio si è
presentata quando le nostre sorelle si
sono sposate e hanno messo su famiglia.
Rimasti in cinque a gestire il negozio, per
ottimizzare sforzi e risultati ci dividemmo
i compiti: Roberto con mamma in cucina,
Pietro deputato alle pizze e io e Stefano in
sala», ricorda Luca. La seconda rivoluzione
è arrivata nel 2004 quando la famiglia ha
inaugurato il “Ristorante Pizzeria Da Rosa”.
Non solo un cambio di look, ma anche
una rivoluzione nel menu che oltre alle
pizze classiche e gourmet si è arricchito
di una scelta più ampia di piatti a base di
pesce, cucinati nel segno della tradizione
mediterranea.
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La storia di successo