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L’autore è Consigliere dell’Istituto

Internazionale Assaggiatori

Caffè e Amministratore del

Centro Studi Assaggiatori

www.assaggiatoricaffe.org

A

l Kunsthistorisches Museum di Vien-

na c’è la stanza dei balocchi, alme-

no per me. E’ la stanza dedicata ai

caravaggisti. Opere non solo quindi

del genialeMichelangeloMerisi, detto

per l’appunto il Caravaggio, ma anche di altri

pittori che comunque hanno abbracciato la

sua idea di pittura.

Sulla stessaparete, apocadistanza l’unadall’al-

tra, due tele. Una è proprio di Caravaggio

ed è il “Davide con la testa di Golia”. E’ una

rappresentazione classica della scena bibli-

ca: il giovane tiene in mano la testa ancora

sofferente del colosso. Cade su Davide una

luce suadente, di tre quarti, che ne evidenzia

la muscolatura fresca e atletica e ne rischia-

ra parzialmente il volto, arrivando a lambire

anche la testa mozzata di Golia, tanto da met-

terne in risalto la dentatura. A breve distanza

da quest’opera fa mostra di sé “Giuditta con

la testa di Oloferne” di Carlo Saraceni. La

giovane, dal volto apparentemente rilassato,

tiene a sua volta il capo mozzato di Oloferne:

qui la scena è intimamente illuminata da una

fioca candela nelle mani della vecchina che

regge il sacco destinato ad accogliere la testa

decapitata.

IL MAESTRO E L’ALLIEVO

I due dipinti, che tutto sommato raccontano

storie simili di atti eroici e di teste mozzate, mi

hanno fatto riflettere sul rapporto tra maestro

e allievo, tema centrale per chiunque si occupi

di formazione. Carlo Saraceni è infatti consi-

derato un discepolo di Caravaggio, eppure la

sua resa pittorica è bendifferente da quella del

suo mentore: lo stile del genio caravaggesco,

così iper-realista da portare i committenti a

rifiutare alcune sue opere, si stempera nella

più mite pittura di Carlo Saraceni, che gode

della delicatezza delle sue origini veneziane.

Si ritiene comunemente che il miglior allievo

debba superare il maestro: è questo il pas-

saggio che viene classificato spesso come il

momento che genera innovazione. Eppure

nel caso in esame Saraceni non supera Ca-

ravaggio: semplicemente ne trae ispirazione

e da lì produce un suo contenuto originale

che non è migliore o peggiore di quello del

maestro ma semplicemente diverso. Sarace-

ni insomma si ispira a Caravaggio, non ne

diventa un emulo.

Nel mondo anglosassone è molto amato il

termine inspiring per definire questo tipo

di situazioni. Credo che chiunque faccia for-

mazione nel mondo del caffè, e non solo,

dovrebbe tendere a questo tipo di rapporto

con i propri allievi: ispirarli. Il che è mol-

to più difficile che un semplice e puntuale

passaggio della propria conoscenza perché

significa soprattutto insegnare agli studenti

a coltivare anche il dubbio nei confronti del

formatore stesso. Essere inspiring vuole dire

stimolare lo spirito critico degli allievi che

saranno così poi in grado di creare contenuti

originali. La buona formazione è quindi quella

che genera soprattutto nuove domande negli

studenti, non quella che cerca di dare tutte

le risposte.

M

Chi fosse interessato a contattare

l’autore può farlo scrivendo

a:

carlo.odello@assaggiatori.com

74

Mixer

FEBBRAIO 2016

Global Coffee

GLI ESPERTI

CARLO ODELLO

Inspiring, l’arte della

buona formazione

UNA RIFLESSIONE SUL CORRETTO RAPPORTO TRA MAESTRO E

ALLIEVO. VALE NEL MONDO DELL’ARTE COME IN QUELLO DEL CAFFÈ

DI CARLO ODELLO

In alto, “Davide con la testa di Golia” di Caravaggio e,

più sotto, “Giuditta con la testa di Oloferne” di Carlo

Saraceni, un allievo che ha saputo trarre ispirazione dal

maestro per una creazione diversa ed originale