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Mixer

MARZO 2016

L

eggendo i risultati di un sondaggio effet-

tuato da un quotidiano, che ha provato

a prenotare una “

Cena d’Autore

” in 30

grandi ristoranti, raccogliendo risposte

che rimandavano ad attese estenuanti,

in alcuni casi anche di mesi, si ricavano spunti di

riflessione interessanti. Innanzitutto sarà tutto ve-

ro? Non mettiamo in discussione l’autenticità e la

validità del sondaggio, ma il fatto che le risposte di

perenne “

overbooking

” siano vere, con prenotazioni,

cioè, già acquisite e non, invece, rifiutate o rinvia-

te sul lungo per motivazioni dettate da politiche

di marketing dei locali, per le quali è importante

complicare le prenotazioni o anticipare l’avvenuto

esaurimento dei posti, per rafforzare l’esclusività e

il brand dell’esercizio.

È il cosiddetto “

complesso delle code

” che porta molte

persone a giudicare il valore di un esercizio in funzio-

ne dei tempi di attesa per entrarvi: quanto più lunga

è l’attesa, tanto più alto è il valore dell’esercizio, e

di conseguenza anche il livello del prezzo accettato.

Questo fenomeno si è diffuso ed ha anche ali-

mentato il fenomeno delle code inventate.

Non

sarà certo il caso dei nostri grandi colleghi coinvolti

nell’indagine, ma certamente le scelte del consuma-

tore non sempre rispondono a logiche facilmente

comprensibili e non sempre allineate alle dinamiche

del mercato.

L’altra riflessione riguarda la forza dei Media, capaci

di mitizzare figure, personaggi e locali, rafforzandone

valori ed unicità, per esigenze di audience, con due

conseguenze, tra loro contrastanti.

La prima, positiva, consiste nel far avvicinare alla

grande ristorazione una nuova fascia di clientela

che, se anche più interessata al personaggio che al

prodotto, porta comunque ricavi aggiuntivi e fa cre-

scere considerazione, competenze e passione verso

il settore, che porta tendenzialmente anche ad una

crescita della qualità dell’offerta, per i ritorni eco-

nomici, la competizione e l’emulazione che genera.

Il secondo effetto è il rischio che, finito il momen-

to di gloria, il locale e lo chef passino di moda,

anche per il bisogno di volti nuovi e di continuo

rinnovamento che la comunicazione impone, sgon-

fiando attività sviluppatesi sulla sola visibilità, e

non per i valori e le qualità sui quali si consolidano

normalmente le attività.

L’ideale sarebbe combinare qualità e visibilità e, su

questi due punti di forza, consolidare aziende, come

stanno ben facendo molti bravi “

chef-patron

”, che

hanno avuto la capacità di diversificare e di sfruttare

opportunamente la notorietà, diventando uomini

immagine e testimonial di prodotti ed aziende.

Importante è non perdere i collegamenti con

le origini

e non slegarsi totalmente dalle proprie

aziende, che devono continuare ad essere la miglior

vetrina per l’esterno, con il mantenimento dei valori

e delle qualità dalle quali è nato il primo successo.

Infine, le lunghe liste di attesa che interessano solo

alcuni locali possono proiettare una distorta infor-

mazione sullo stato di salute del settore, che rimane

di grande difficoltà.

A fronte di pochi che hanno la coda all’entrata, c’è

una maggioranza di esercizi che, invece, ha problemi

di sofferenti numeri di coperti, nonostante la buona

qualità che offrono.

Il benchmark del settore è dato purtroppo da

questi esercizi,

che nonostante gli investimenti

sulla qualità, la fantasia commerciale, l’attenzione

ai prezzi, le cortesie dell’accoglienza, fanno fatica,

spesso mortificati nei loro sacrifici e impegno.

Sono questi esercizi, però, la vera forza del setto-

re e costituiscono il vivaio dove spesso nascono e

fioriscono i talenti, poi offerti al divertimento e al

desiderio del grande pubblico.

Il Complesso delle Code

Il punto

del presidente FIPE

Lino Enrico Stoppani

Cordialmente.