Quando
il tatuaggio
diventa
un valore aggiunto
IN BAR E RISTORANTI C’È CHI ANCORA
NON LI AMMETTE, MA ANCHE CHI
LI CONSIDERA UN PLUS. E ORMAI
SPOPOLANO TRA CHEF E BARTENDER
N
on c’è bartender di successo che non ostenti
con orgoglio i propri tatuaggi mentre prepara
colorati ed elaborati drink sotto gli occhi at-
tenti dei clienti. E sono molti ormai anche gli
chef che per vezzo o piacere mostrano senza
vergogna i disegni sul proprio corpo. Sembra normale
oggi, ma fino a non molto tempo fa i tatuaggi erano
associati a marinai, carcerati e personaggi fuori dal
comune. A partire dagli anni ’90, anche in Italia, i
tattoo si sono conquistati una propria dignità culturale,
al punto da essere considerati – in certi casi – vere e
proprie opere d’arte. Tuttavia, fino a non molti anni
fa, nel mondo del bere miscelato i tatuaggi erano solo
tollerati, non cercati ed esibiti dietro ai banconi dei
cocktail bar serali, con tanto di orgoglio del barman
e di soddisfazione dei gestori.
TATUAGGI E BARTENDING
Insomma, per la prima volta barman e barlady tatuati
sono percepiti come elementi di richiamo e quindi ap-
prezzati. Osserva
Franco “Tucci” Ponti
, quarantunen-
ne barmanager dell’Atomic Bar di Milano e consulente
per il nuovo Al Cortile, il temporary “bio restaurant”
milanese di Food Genius Academy: «Negli ultimi anni i
gestori dei locali serali preferiscono affidarsi a barman
tatuati perché attirano maggiormente l’attenzione. Di-
scorso diverso vale, invece, per bar diurni e di hotel di
lusso, dove i tatuaggi in vista non sono tutt’oggi quasi
mai consentiti».
FRANCO “TUCCI”
PONTI, BARMANAGER
DELL’ATOMIC BAR
DI MILANO
DI NICOLE CAVAZZUTI E STEFANO FOSSATI
Foto: Marco Vaghi
Foto: Marco Vaghi
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