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ricorda Enzo Coccia. Siamo nel 1995: ricerca dopo

ricerca, nel 2004 viene presentato il disciplinare che

garantisce alla pizza napoletana di fregiarsi del

mar-

chio Specialità Tradizionale Garantita, Stg

. “È alla

fine degli anni ‘90 che prende piede l’idea di pizza di

qualità, parallelamente allo sviluppo del movimento

Slow Food e del gruppo del Gambero Rosso”, aggiunge.

Un ruolo determinante lo hanno avuto anche

festival

e kermesse

. In particolare una: “Nel 1997 nasce

Piz-

zafest

, appuntamento annuale che dal 2004 diventa

pure evento internazionale. La manifestazione segna

uno spartiacque: è qui che si iniziano a proporre pizze

di alta qualità con prodotti eccellenti, dal pomodoro

allamozzarella passando per l’olio”, puntualizza Coccia.

Oltre a Enzo Coccia, pionieri dell’innovazione nel segno

dell’eccellenza sono stati il veneto

Simone Padoan

e il

romano

Gabriele Bonci.

Senza scordare il napoletano

Gino Sorbillo,

titolare della pizzeria “Gino Sorbillo”

tra le più famose e apprezzate del centro storico, fon-

datore della Casa della Pizza, un luogo di incontri e

dibattiti sul piatto napoletano più famoso e amato al

mondo per addetti ai lavori ed appassionati, da sempre

in prima linea nella “battaglia” per ottenere dall’Unione

Europea il marchio Stg. “Rispetto a 30 anni fa, la pizza

è migliorata sia in termini di impatto sociale, sia a li-

vello di qualità. Merito anche delle

nuove tecnologie

applicate ai macchinari

, che agevolano il lavoro del

pizzaiolo e lo rendono più

preciso”. Non è tutto: pure

l‘avvento di

internet

ha contribu-

ito alla rinascita del settore. “Giornali

online, blog, siti dedicati e social media sono

stati strumenti utilissimi per la crescita dei pizzaioli,

perché ci hanno permesso di studiare, di scambiarci

informazioni e di favorire l’interesse per la ricerca e

per l’approfondimento”, sottolinea

Sorbillo

.

LO SCENARIO ATTUALE

Rispetto a trent’anni fa oggi non c’è solo più qualità,

ma anche

più varietà nelle farciture

. “La pizza è or-

mai interpretata come un vassoio, si può guarnire con

qualsiasi prodotto e spesso si ispira all’alta cucina, come

insegna Simone Padoan”, osserva

Pasquale Moro

. Così

oltre ai gusti classici, in menù compaiono sempre più

spesso abbinamenti originali e ingredienti pregiati. Un

passo in avanti reso possibile dal

dialogo tra pizzaiolo

e chef

, conquista peraltro abbastanza recente. Come

ricorda

Gino Sorbillo

“tra le fine degli anni ’70 e l’ini-

zio degli anni’80 molti ristoranti decisero di eliminare

la pizza perché veniva percepita come fattore squali-

ficante per il locale. A quell’epoca i rapporti tra chef

PODIO PIZZA CLASSICA ALFIO RUSSO

AL SECONDO POSTO

FEDERICO DE SILVESTRI

IN PRIMO PIANO

10

Mixer

LUGLIO/AGOSTO 2016