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LE ORIGINI DEL CAMBIAMENTO

“La rivoluzione comincia all’inizio degli anni ’90. Il pri-

mo passo verso lo sviluppo di un sistema di qualità è il

decreto legge n. 351 del 13 aprile 1994 sulle farine

:

per la prima volta le farine vengono classificate in base

al loro contenuto di sali minerali, o meglio delle ceneri

dopo avere bruciato la farina”, spiega

Enzo Coccia

,

titolare di una delle più famose pizzerie di Napoli, La

Notizia, insegnante di allievi pizzaioli alla Città della

Scienza e Città del gusto del Gambero Rosso, nonché

fondatore dell’Associazione Pizzaiuoli Napoletani con

cui si è impegnato per la registrazione del marchio

comunitario Stg. “La classificazione delle farine in tipo

00, tipo 0, tipo 1, tipo 2 e farina integrale ha permesso

di creare miscele standardizzate di livello più alto. In

passato, il pizzaiolo prendeva una manciata di farine

forti e di farine deboli e, a occhio, creava un impasto

elastico e resistente. Con l’introduzione delle miscele

prodotte direttamente dal mulino la panificazione della

pizza diventa più scientifica”, aggiunge. Eovviamente

la produzione di miscele sempre più pregiate ha

aperto nuovi orizzonti per la creazione dell’im-

pasto. “Per quanto riguarda la pizza al metro,

il vero salto di qualità è stato possibile grazie

alla ricerca attuata dai mulini che, dopo il

decreto legge del 1994, hanno ampliato

nel tempo la gamma di farine, nonché agli

sforzi di noi pizzaioli impegnati a creare

impasti sempre più leggeri”, sottolinea

Pasquale Moro

, titolare della Casa della

pizza a Robecco sul Naviglio (MI) e primo

classificato ex aequo nella sezione Pizza

in Pala insieme a Tony Gemignani (USA)

ai Campionati Mondiali della Pizza 2016.

La seconda fase di svolta è legata alla scelta di

salvaguardare la vera pizza napoletana. “È An-

tonio Bassolino, allora sindaco di Napoli, il primo

a puntare sulla sua valorizzazione con la richiesta di

un codice per la certificazione di qualità

da rila-

sciare solo ai pizzaioli che rispettano la tradizione”,

Le catene

Solo due parole sul fenomeno delle

catene di pizzerie, nate quasi 30

anni fa. Pioniera in Italia

è stata

Rosso Pomodoro.

Dopo il primo ristorante

aperto a Napoli,

nel quartiere di

Mergellina, ha dato

vita in pochi anni

a oltre cento locali

nello Stivale e nel

mondo.

In menù ci sono

ovviamente le

pizze, ma anche

tante ricette tipiche,

primi, secondi, fritti,

sfizi, e dolci tradizionali.

L’ultima apertura è

avvenuta a New York.

“Le catene si sono sviluppate

sull’onda del movimento di

rinnovamento della pizza iniziato negli

anni ‘90”, osserva

Gino Sorbillo.

ENZO COCCIA E LA SUA PIZZA MEDITERRANEA

LUGLIO/AGOSTO 2016

Mixer

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