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LUGLIO/AGOSTO 2016

Mixer

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che oggi come un tempo ne determinano il valore,

si devono ad un intarsio di combinazioni. Parlo di

un microclima fluviale, altezze che raggiungono i

350 metri slm e una miscela di terreni di natura

sabbiosa, calcarea e persino gessosa.

Non dimentichiamoci poi delle uve. In Oltrepò già

sul finire del 1800 pare se ne contassero oltre 200

varietà. Oggi la somma totale non raggiunge le me-

desime cifre, anche se i vitigni numericamente più

rilevanti sono: Croatina (uva rustica dallamaturazio-

ne tardiva), Barbera, Pinot Nero, Riesling renano e

Moscato. Per riappropriarsi a pieno titolo di questa

vocazione, il ConsorzioTutelaViniOltrepòha voluto

fortemente che le etichette che qui si producono,

siano esse spumanti, frizzanti o ‘tranquille’, fossero

rigorosamente tutelate edisciplinate. I risultati sono:

un Igt, ben sette Doc (alcune dai nomi stravaganti

come nel caso del Sangue di Guida e del Butta-

fuoco) e una Docg relativa agli spumanti. Proprio

quest’ultima denominazione ha dettato i requisiti

qualitativi dello spumante dell’Oltrepò, fissando un

affinamento sui lieviti mai inferiore a 15 mesi e una

presenza del Pinot Nero mai al di sotto del 70%. A

questo rigore produttivo si è affiancato un ulteriore

salto in avanti, grazie al progetto Cruasè (il nome è

frutto dell’unione dei termini cru e rosé).

Individuato, come è giusto che fosse, nel Pinot

Nero il punto di forza degli spumanti della zona,

il Consorzio ha deciso di creare questo marchio,

costruito attorno ad uno spumante rosato.

Alcuni, i più maliziosi in realtà, obietteranno che

la scelta poteva cadere, magari, su qualche varietà

autoctona. Il Pinot Nero in Oltrepò ha tuttavia radici

molto profonde e di conseguenza antiche (almeno

150 anni). Aquesto si aggiungono: una declinazione

rosata, la scelta della spumantizzazione attra-

verso il metodo classico, oltre a un riposo sui

lieviti per almenodueanni eundosaggiopiut-

tosto contenuto (il Cruasé si può realizzare

solo inversioneBrut oNature).Questo rigore

produttivo non serve solo a caratterizzare

fortemente il prodotto,ma anche a impedire

che sotto l’ombrello di un marchio nuovo,

possano coabitare realtà qualitativamente

troppodiverse tra loro.Questa sfida è stata

raccoltaconentusiasmodanumerosissimi

produttori della zona. I nomi? L’azienda

Conte Vistarino, qui dal XIX secolo per

altro con 820 ettari di cui 200 vitati, con

lo spumante Cruasé Saignée della Rocca,

la cantina Ca’ di Frara con il suo Pinot

Nero Oltre Il Classico Nature Riserva, la

cantina Isimbarda e quella dei fratelli

Giorgi, entrambi con i rispettivi Cruasè

e infine la Tenuta il Bosco della famiglia

Zonin, di nuovo con un Cruasé chiamato

questa volta Oltrenero.

M