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Mixer

/ SETTEMBRE 2017

LA PROFESSIONE

È possibile, per noi consumatori, percepire un piatto

come più o meno buono solo in virtù del contesto in

cui ci troviamo?

Dalla ricerca svolta da un’importante società di servizi

sembrerebbe proprio di sì. Gli esperimenti condotti da tale

società presso ristoranti di fascia alta hanno analizzato come

piccoli e apparentemente insignificanti elementi possano o

meno variare l’esperienza culinaria vissuta dei clienti.

Le variabili misurate hanno riguardato

la gradevolezza dei

piatti degustati

(distinti per antipasto, primo, secondo, dolce

e vino) e

la descrizione dell’atmosfera interna,

riportate da

ciascun cliente.

Alla finedella ricerca, l’esitoè risultatoessere sorprendente:

la percentuale di soggetti che ha dato il massimo dei voti

a ciascuna delle portate degustate è passata mediamente

dal 3,4% al 26%, in quattro settimane. Tutto ciò è avvenuto,

naturalmente, senza aver introdotto modifiche rispetto alla

qualità organolettica dei piatti.

Da ciò si evince che

il consumatore non è un ”dispositivo”

pensante che si emoziona, ma un ”dispositivo” emotivo

che pensa.

Il comportamentodei consumatori è indubbiamentecomples-

so da prevedere, finanche per esperti del settore. Tuttavia, i

nuovimetodidiricercacomel’

etnografia

ela

neuroscienza

stan-

nodiffondendounanuova“luce”sucome i consumatori

effettuino leproprie scelte, anche in campo ristorativo.

Marketing & Management

D

urante imiei corsi di

RestaurantRevenueManage-

ment,

unodegli argomenti che rende l’aulasempre

molto attenta e “calda” è il

consumer behavior

. Il

consumerbehaviorpuòdefinirsi come lostudiodel

comportamentodel consumatoreedeiprocessi attraversocui

questi valuta, sceglie, accede e consuma i prodotti e servizi

per soddisfare i propri bisogni.

In pratica,

cosa, quando e perché il consumatore decide

di acquistare

.

L’importanza di tali studi risiede nel nuovo scenario socio-

economico in cui viviamo, ricordiamo che oggi sono i clienti

e non i prodotti a scarseggiare; in altre parole

è la domanda

e non l’offerta il problema

.

Vediamo come tutto ciò si “accosti” al mondo della ristora-

zione. Esistono, ad esempio, diversi studi scientifici che

attestano come “il gradimento” di un alimento percepito

a tavola sia influenzato da fattori che con il cibo non hanno

nulla a che fare.

VENDERE I PRODOTTI GIUSTI, AI CLIENTI GIUSTI

NEL MODO E MOMENTO GIUSTO

di Paola Imparato

Paola Imparato

è un

Hospitality

Business Developer

e il

core

della sua

attività è la formazione manageriale

per le aziende del mondo

Ho.Re.Ca.

Vive e lavora fra Napoli e Bologna

e vanta un’ampia esperienza come

organizzatrice e docente di corsi di

Food and Beverage Management, di

Restaurant Marketing, di Motivazione

del Personale Stagionale e di

Conduzione Profittevole di una StartUp.

Chifosseinteressatoacontattarel’autorepuòfarloscrivendoa:

www.ppuntoimparato.it

www.thefoodandbeverage.it www.aprire-un-ristorante.it

Occhio

al consumatore